Covid e vaccino, l’esperta: "Ecco quali sono gli effetti negativi dell’infodemia"

Cronaca

Nadia Cavalleri

Secondo un'analisi dell’Università di Oxford e del Reuters Institute su un campione di contenuti falsi sul Covid-19, il 59% si basa su informazioni vere che sono state manipolate mentre il 38% è interamente inventato

Dopo un anno dalla comparsa del coronavirus in Italia, abbiamo cercato di analizzare come è stata gestita la pandemia a livello comunicativo, per capire se le informazioni sono state veicolate in modo corretto o se hanno creato confusione e magari rischiato di spingere le persone verso comportamenti sbagliati. Abbiamo affrontato l’argomento con la Professoressa Rossella Sobrero, docente di Comunicazione Sociale e Istituzionale Università degli Studi di Milano.

Un anno fa, quando il virus si conosceva molto poco, giravano notizie di ogni tipo e gli stessi esperti hanno dato messaggi spesso contrastanti: si passava dall’idea che fosse poco più di un’influenza a quella che fosse un virus letale. 

Abbiamo visto che nessuno era pronto a gestire la comunicazione di crisi che non riguarda solo catastrofi naturali o attacchi terroristici ma, come in questo caso, un virus sconosciuto. Si è dimostrato che governi, istituzioni, organizzazioni pubbliche e private non avevano piani di sicurezza né strategie di comunicazione adeguate. Il nostro Paese (ma non è il solo) è precipitato in una crisi in cui la comunicazione ha funzionato in modo alternato e ha creato vortici centrifughi con dichiarazioni non coordinate tra i diversi soggetti coinvolti. La strategia delle istituzioni è stata avviata quando la situazione era già grave e per questa ragione ha potuto svilupparsi con molta difficoltà.

La comunità scientifica, per lo meno all’inizio, è apparsa piuttosto divisa su quasi tutto, rendendo difficile il compito all’utente che cercava di orientarsi fra molte voci discordanti.

È certamente mancata una regia complessiva e anche la comunità scientifica non ha considerato l’impatto che poteva avere la comunicazione digitale. Come sappiamo negli ultimi mesi si è assistito a un aumento esponenziale dell’uso dei social network che ha prodotto alcuni problemi da non sottovalutare. Una criticità è che sono aumentati il frastuono e il rumore di fondo provocando quello che viene chiamato “sciame comunicativo”. Byung-Chul Han, pensatore coreano, nel suo libro “Nello sciame. Visioni del digitale” afferma che la massa online non ha massa fisica. È uno sciame digitale, non è una folla: non ha un’anima, non c’è un “noi”, ma è un insieme composto da individui isolati, da hikikomori.Le testate giornalistiche continuano ad avere un ruolo importante ma non sono riuscite ad arginare questo fenomeno.

Le conferenze stampa di ISS e Commissario per l’emergenza sono state molto seguite, soprattutto durante il primo lockdown. Questo tipo di comunicazione istituzionale si è rivelata efficace? È un modello da riproporre in futuro? 

La comunicazione in questo periodo è stata eccessiva, a volte contradditoria, spesso confusa e le tante conferenze stampa non hanno aiutato. In generale è necessario ripensare a contenuti e modalità della comunicazione pubblica, in particolare quando si affronta un tema come quello della salute.

Come ci si difende dalle fake news quando si parla di un tema delicato come la salute?

Il problema delle fake news è sempre più preoccupante e la disinformazione sta minando la fiducia e amplificando le paure delle persone. Il rischio è di un crollo di fiducia dei cittadini che potrebbe portare anche ad adottare comportamenti errati. Secondo un'analisi dell’Università di Oxford e del Reuters Institute su un campione di contenuti falsi sul Covid-19, il 59% si basa su informazioni vere che sono state manipolate mentre il 38% è interamente inventato. Sono dati preoccupanti.

Il vaccino è visto come la salvezza da molti, ma si è anche creata una sorta di “diffidenza collettiva”. Qualcosa non ha funzionato nella comunicazione? 

L’eccesso di informazione, che definiamo “infodemia”, ha avuto conseguenze negative. Ancora di più quando le informazioni erano contrastanti. Una delle linee prioritarie nella gestione della comunicazione in una situazione di pandemia è far circolare informazioni verificate, complete, chiare.

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