Il 60enne ergastolano era in permesso premio e doveva fare rientro nel carcere di Bancali ma non si è presentato. Dal 2017 era rinchiuso nella struttura di massima sicurezza, dopo la precedente evasione avvenuta dal penitenziario di Fasano (Cuneo). Anche in quella occasione era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto rientro. Mastini ha alle spalle una lunga scia di reati dagli anni Settanta, tra cui diversi omicidi
Giuseppe Mastini, 60 anni, ergastolano conosciuto come “Johnny lo Zingaro” è evaso a Sassari. Era in permesso premio e doveva fare rientro in carcere a mezzogiorno, ma non si è presentato alla struttura di Bancali. Dal luglio 2017 era rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dopo la precedente evasione avvenuta il 30 giugno del 2017, dal penitenziario di Fasano (Cuneo). Anche in quella occasione era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto rientro. La stessa cosa è accaduta oggi. È stata diramata una nota di ricerca a tutte le forze dell’ordine.
Chi è “Johnny lo zingaro”
Giuseppe Mastini, il cui soprannome è legato alle sue origini sinti, ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Era stato coinvolto anche nell'inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma. La sua prima evasione risale al 1987 quando, approfittando di una licenza premio, non rientrò in carcere e si rese protagonista di numerosi fatti criminali: furti, rapine, ma anche il sequestro di Silvia Leonardi, l'omicidio di una guardia giurata, Michele Giraldi, e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Fu catturato due anni dopo.
Sindacato polizia: "Normativa da cambiare"
Vincenzo Chianese, Segretario generale di Es Polizia, ha commentato con parole dure l’evasione di Mastini: "Ancora una volta non è rientrato da un permesso premio. Eppure questo ergastolano durante un permesso premio nel 2014 si era già reso responsabile di irregolarità e nel 2017 aveva fatto esattamente la stessa cosa. La normativa che consente di di uscire dal carcere anche a persone che palesemente non dovrebbero poter circolare va assolutamente cambiata - sottolinea il sindacalista - e non solo per evitare che i familiari delle vittime ogni volta che accadono certe cose avvertono di nuovo lo stesso dolore, ma anche perché la sensazione di impunità che c'è nel nostro Paese mina profondamente la credibilità dello Stato".