Il giudice ha respinto la richiesta del pm di una condanna ai minimi di legge. "Il reato c'è", aveva detto il pubblico ministero, "ma anche tutte le attenuanti generiche"
Mina Welby e Marco Cappato sono stati assolti dalle accuse di aiuto al suicidio nel processo a Massa (Massa Carrara) per la morte di Davide Trentini. Il giudice ha dunque respinto la richiesta del pm Marco Mansi, che aveva invocato una condanna ai minimi di legge, perché il fatto non sussiste. Per il pubblico ministero il reato invece c'era, ma anche i nobili intenti. "Chiedo la condanna ma con tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge - aveva detto il pm -. Il reato di aiuto al suicidio sussiste, ma credo ai loro nobili intenti. È stato compiuto un atto nell'interesse di Davide Trentini, a cui mancano i presupposti che lo rendano lecito. Colpevoli sì ma meritevoli di alcune attenuanti che in coscienza non mi sento di negare".
Mina Welby: "Se condannata voglio andare in carcere"
"Sono serena, ieri notte ho pensato alla mamma di Davide Trentini, la mia battaglia è per lei". Così Mina Welby aveva commentato la sua situazione entrando nel palazzo di giustizia di Massa in mattinata. "Se verrò condannata voglio andare in carcere. Ma temo siccome ho 80 anni che mi diano i domiciliari. Allora protesterò perché se sono pericolosa voglio essere messa in condizione di non nuocere. Tornerei in Svizzera anche domani".
Striscioni e bandiere davanti al tribunale
Davide Trentini, malato di sclerosi multipla, è morto in una clinica Svizzera il 13 aprile 2017. Davanti al palazzo di giustizia sono apparsi anche striscioni e bandiere rappresentanti dell''Unione atei e agnostici, del Popolo della Famiglia e dell'associazione Luca Coscioni di cui Welby è copresidente e Cappato tesoriere.
Cappato: "Nostro interlocutore è il parlamento"
"Ci stiamo preparando al rispetto di qualsiasi decisione che uscirà da questa corte che non è l'obiettivo né tanto meno il bersaglio della nostra azione di disobbedienza civile", aveva detto Marco Cappato prima dell'inizio dell'udienza. "Il nostro interlocutore - aveva concluso - prima e dopo questa sentenza resterà sempre unicamente il parlamento, grande assente politico sul tema dell'eutanasia".