Un anno fa l'omicidio di Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma

Cronaca

Stefania Trapani

Lo scorso 26 luglio, viene ucciso il vicebrigadiere dell’Arma Mario Cerciello Rega, trafitto con 11 coltellate dopo essere stato aggredito da due studenti ventenni americani, Lee Finnegan Elder e Gabriel Natale-Hjorth. I dubbi sulla ricostruzione e il processo in corso

È passato un anno e sono ancora molti i dubbi da svelare sulla morte di Mario Cerciello Rega. Il vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri è stato ucciso la mattina del 26 luglio 2019, trafitto con 11 coltellate dopo essere stato aggredito da due studenti ventenni americani, Lee Finnegan Elder e Gabriel Natale-Hjorth, in vacanza a Roma.  I due sono stati arrestati in albergo poche ore dopo. Secondo le ricostruzioni Elder ha accoltellato Cerciello, mentre Hjorth lo ha aiutato a nascondere l’arma, poi trovata nel controsoffitto della loro camera d’albergo a 100 metri dall’omicidio avvenuto in Prati, un quartiere del centro di Roma.

 

La dinamica

I due ragazzi quella sera, 15 minuti dopo la mezzanotte, cercano di acquistare droga in piazza Trilussa a Trastevere. Discutono con due pusher. Verso la 1 si spostano in piazza Mastai, sempre a Trastevere. C’è un video che li riprende e si vede Sergio  Brugiatelli, il presunto spacciatore che spinge una bicicletta a mano. Poco dopo i due americani scappano dopo aver rubato uno zaino, lo stesso che prima aveva sulle spalle Brugiatelli. Loro fuggono, lui li segue. All’1,30 di notte, i due americani tornano in hotel. Un’ora dopo escono dall’albergo per incontrare Brugiatelli. Hanno contrattato la restituzione dello zaino in cambio di una dose di cocaina e 80 euro. Alle 3 l’ultima telefonata a Brugiatelli. A quel punto, i due si incontrano con il vicebrigadiere Cerciello Rega e il collega Varriale, che si sono presentati all’appuntamento al posto di Brugiatelli. Non ci sono telecamere all’incrocio di via Pietro Cossa ma secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti Cerciello Rega viene colpito da 11 coltellate inferte in 32 secondi.

I dubbi e i misteri

Fin dall’inizio, però, la storia ha mostrato contorni poco chiari. A cominciare dall'accusa nei confronti di cittadini africani trapelata immediatamente dopo la notizia della morte di Cerciello, fino al mistero dei due carabinieri che erano andati all’appuntamento senza armi  e fino alle smentite del comando di Roma su questioni rivelatesi invece poi vere. A proposito della pistola, lo scorso settembre è stato indagato il comandante di Cerciello per falso. Il capo della stazione farnese, Sandro Ottaviani, avrebbe  mentito perché, come si è scoperto settimane dopo l’omicidio, quella notte non era solo Cerciello Rega a non avere con sé la pistola d’ordinanza ma anche il collega Varriale, il quale inizialmente aveva sostenuto il contrario. Dopo che il tribunale di Roma ha negato il giudizio abbreviato richiesto dal pm, il 26 febbraio inizia il processo davanti alla Corte di Assise del Tribunale di Roma.

In aula i due americani e la vedova del carabiniere ucciso. Elder Finnegan Lee confessa di aver accoltellato a morte Mario Cerciello Rega. L’altro americano, Natale Hjorth, al giudice dice che loro quella notte non sapevano che Cerciello fosse un carabiniere. Anche questo è un altro dei punti oscuri ancora da sciogliere. A giugno si scopre che il pusher che ha venduto la droga agli americani era un informatore delle forze dell’ordine. Sergio Brugiatelli davanti ai giudici dice: gli devo la vita, se non ci fosse stato lui sarei morto io al suo posto. Al vaglio dei giudici, le telefonate, le intercettazioni, tra cui anche la chiamata al 112 che è stata ascoltata in aula nell’udienza del 15 luglio. È la telefonata disperata del collega che era con lui in via Pietro Cossa, Andrea Varriale, che chiamava i soccorsi. Poi c’è l’audio sull’accordo tra carabinieri di non parlare dell’ordine di servizio di quella sera. E questo è solo l’ultimo dei tanti perché a cui si sta cercando di dare una risposta.

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