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E-learning e nuovi modelli di didattica, la ripartenza delle università italiane

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Mentre è ancora incerto se gli atenei potranno riaprire in presenza a settembre, lo Svimez propone di aumentare le risorse per il diritto allo studio e investire nelle infrastrutture digitali. La tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale durante l’emergenza coronavirus, ma c’è chi da sempre insegna e impara a distanza: le università telematiche, 11 in Italia, che si basano su flessibilità e personalizzazione del percorso di studi

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Sono ancora molte le incognite che accompagnano la ripartenza delle università italiane a settembre. Mentre è ancora incerto se gli atenei potranno riaprire in presenza nell’anno accademico che sta per iniziare, la crisi economica innescata dall'emergenza coronavirus rischia di far crollare gli iscritti, con un calo stimato di 10mila matricole per l'anno 2020/21, di cui due terzi al Sud. A lanciare l'allarme è lo Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, che formula una serie di proposte, dalle borse di studio all'estensione della no tax area, anche per ridurre il gap Nord-Sud e fare in modo che gli studenti del Meridione non paghino il prezzo più alto di questa situazione. Per contrastare gli effetti della crisi, lo Svimez propone, tra l’altro, di aumentare le risorse per il diritto allo studio e investire nelle infrastrutture digitali.

L’investimento nell’e-learning

Proprio l’importanza del potenziare il digitale e la didattica online è al centro delle proposte per far sì che le università possano garantire il rientro in sicurezza degli studenti e al tempo stesso la continuità dell’insegnamento. In queste ultime settimane in molti hanno sostenuto che l'e-learning può rappresentare una valida soluzione per favorire la diffusione democratica del sapere, anche se gli esperti di didattica sottolineano che non può risolversi nella semplice trasposizione online del metodo di studio in presenza. “È necessario stabilire regole certe, che siano in grado di individuare parametri chiari, capaci di misurare l'efficacia del metodo, l'efficienza dei supporti tecnologici, la fruibilità da parte degli utenti, e i risultati raggiunti”, spiega Danilo Iervolino, fondatore e presidente dell’Università Telematica Pegaso, la prima I-University italiana.

In Italia 11 università telematiche 

Ma c’è anche chi crede da sempre nella didattica a distanza. In Italia si contano 11 università telematiche, tra cui l’Università Telematica Pegaso, che rilascia titoli accademici per 10 corsi di laurea (Giurisprudenza, Ingegneria civile, Scienze Turistiche, Economia Aziendale, Scienze Motorie, Scienze dell’Educazione e della Formazione, Scienze Pedagogiche, Management dello Sport e delle Attività motorie, Scienze Economiche, Ingegneria della Sicurezza). Istituito nel 2006, è il primo ateneo privato per numero di iscritti (oltre 100mila studenti tra corsi di laurea e post) con oltre 90 sedi d’esame in tutta Italia e più di 700 poli didattici. Sono 300 i docenti che insegnano, per un’offerta formativa che comprende anche 150 master professionalizzanti, 18 corsi di perfezionamento, 80 corsi di Alta Formazione, 385 esami singoli, 6 accademie e 2 certificazioni.

La didattica partecipativa 

Una delle caratteristiche dell’università telematica è quella di poter personalizzare il proprio percorso di studio. L’Università Telematica Pegaso, ad esempio, mette a disposizione specialisti di supporto, Tutor, Mentor e Coach che affiancano i docenti e assistono gli studenti, con una metodologia basata sulla flessibilità: basta avere un dispositivo elettronico (pc, tablet, smartphone) e una rete internet. Inoltre in questi anni ha inaugurato l’E-Learning 3.0, che sfrutta il potenziale del web e dei social per realizzare una didattica quanto più possibile condivisa e partecipativa, incentrata sulle competenze richieste dal mercato del lavoro. 

Gli esami online

La telematica “come didattica che si avvale di strumenti plurimi, sincroni e asincroni, più o meno interattivi come aule virtuali, forum, web conference, chat, social media, che stimolano il confronto e la collaborazione tra studenti”, spiega Iervolino. Il mondo dell'online, però, aggiunge il presidente dell’Università Telematica Pegaso, “per essere definito tale ha bisogno di essere sottoposto a metriche certe codificate. È necessario avere strumenti tecnologici adatti a una didattica erogativa e interattiva, c'è bisogno di una metodologia ad hoc, attraverso il supporto di figure specializzate, ben inquadrata in quella del tutor, e poi bisogna avere contenuti certificati e scientificamente validi”. L’Università Telematica Pegaso è stata la prima università telematica ad aver garantito la modalità dell’esame online - inteso come prova di profitto e discussione della tesi -  venendo incontro alle esigenze degli iscritti di continuare il proprio iter in sicurezza, senza battute d’arresto.