Coronavirus, Arcuri: scaricare app Immuni se si vuole bene a se stessi e ai propri cari

Cronaca
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Il Commissario per l’Emergenza Covid-19 a Sky Tg24: “La app è anonima e resterà anonima fino alla fine del suo utilizzo”. Sui prezzi dei Dpi: “Stiamo mettendo a regime una produzione nazionale di mascherine che costeranno 12 centesimi”. E aggiunge: “Siamo riusciti ad ampliare un gran numero di posti di terapia intensiva, siamo impegnati per costituire ancora 3.500 posti letto". Poi ancora: “Sarà possibile dire che il virus è scomparso quando sarà scoperto il vaccino”

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L’app Immuni per il monitoraggio e il contenimento del coronavirus “è un'opportunità che nessuno deve perdere se si vuole bene a se stessi e ai propri cari” (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE). A dirlo è il Commissario per l'Emergenza Domenico Arcuri che, intervistato a Sky Tg24, ha parlato anche dei test sierologici: “Credo che le ragioni per cui si stenta a fare questo test siano insite nell'ansia e nella paura del virus che ha colpito i nostri cittadini”. Sulle mascherine: “Stiamo mettendo a regime una produzione nazionale che costeranno 12 centesimi”. E ha precisato: Dire che il virus non esiste più è assolutamente irresponsabile. “Dire che il virus per adesso produce effetti assai inferiori rispetto a quelli che produceva all’inizio è invece assolutamente vero, ma per adesso mi fermerei qui. Dobbiamo lavorare perché questi effetti recessivi continuino a declinare. Sarà possibile dire che il virus è scomparso quando sarà scoperto il vaccino”.

“Immuni è anonimo e resterà anonimo”

“La app Immuni da lunedì sarà utilizzabile su tutto il nostro territorio. I 2 milioni e 200mila italiani che l'hanno già scaricata lo hanno fatto spontaneamente - ha detto ancora Arcuri parlando dell’app Immuni - Da lunedì ci sarà una massiccia campagna di comunicazione. Dobbiamo anzitutto informare quelli che non lo sanno che questo strumento è disponibile ribadire che è anonimo e che resterà anonimo fino alla fine del suo utilizzo e, soprattutto, spiegare che un accorgimento, uno strumento, una componente fondamentale nella strategia per l'ulteriore contenimento del Coronavirus nel nostro Paese”. E ha aggiunto: “Le regioni, prima che arrivasse l'app Immuni, hanno fatto dei tentativi e sperimentazioni ma confido che convergeranno sulla app nazionale, su di essa convergono tutti i cittadini. Un sistema di contact tracing o è nazionale o è limitato per definizione".

“Per Immuni abbiamo impiegato il minimo del tempo che era possibile impiegare”

Alla domanda se la finalizzazione dell’app non sia arrivata in ritardo rispetto alle necessità di contenimento del contagio, Arcuri ha replicato: “L’Italia insieme alla Francia è il primo grande Paese colpito dall’epidemia che ha introdotto su tutto il suo territorio una componente avanzata di contact tracing. Forse siamo in ritardo rispetto alle nostre aspettative ma in anticipo rispetto a molti altri Paesi. Viviamo in un Paese che è giustamente normato, spesso da uno strato molto spesso di norme. Abbiamo dovuto e voluto ottemperare ai requisiti sia di privacy che di sicurezza dei dati e per questo abbiamo impiegato il minimo del tempo che era possibile impiegare”.

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“In caso di seconda ondata saremmo messi molto meglio”

Interpellato sull’ipotesi di un’eventuale seconda ondata di coronavirus, “saremo messi assai se non sideralmente meglio di come eravamo messi all’inizio della prima ondata, come erano messi tutti gli altri Paesi del mondo - ha detto Arcuri - Conosciamo meglio il virus anche se non lo abbiamo ancora sconfitto. In Italia abbiamo un’offerta nazionale di dispositivi e di apparecchiature che tre mesi fa, al netto dei sogni di alcune categorie di cittadini, non avevamo neanche lontanamente. Soprattutto ora tutti i cittadini hanno un’abitudine circa le modalità per contenere e contrastare il virus e abbiamo il ricordo dei mesi chiusi in casa. Direi che siamo tendenzialmente messi meglio. Chi sarebbe messo peggio nell’ipotesi di una seconda ondata sarei io, ma come abbiamo sopportato la prima sopporteremo anche l’eventuale seconda che auspichiamo non arrivi”.

“Chiediamo ai cittadini di superare la paura”

Sui test sierologici, il Commissario ha spiegato che “ventottomila dei centocinquantamila italiani che costituiscono il target dei nostri testi sierologici lo hanno già fatto e altri quarantunomila hanno accettato la prenotazione per farlo. Nei prossimi giorni saremo al 50% circa del tampone”. Secondo Arcuri però c’è ancora della paura: “Chiediamo ai cittadini di superarla, piano piano vedrete che ne usciremo".

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Discussione sul prezzo delle mascherine a settembre

Per quanto riguarda la produzione nazionale di mascherine, Arcuri ha aggiunto che “nel frattempo stiamo sostenendo delle riconversioni con produzioni che sono a livello di prezzo maggiori di 12 centesimi ma minori di 50. La fissazione del prezzo calmierato delle mascherine chirurgiche era un atto dovuto verso i nostri concittadini che rischiavano di continuare ad essere oggetto di speculazioni vergognose. Credo che il mercato sia sempre sovrano tranne in un caso: quando attenta o peggio calpesta il diritto alla salute”. "Il valore del prezzo è tutt’altro che troppo basso - ha aggiunto Arcuri - una mascherina chirurgica costa a chi è bravo tra i 12 e i 15 centesimi e a chi è meno bravo 20 centesimi, quindi il prezzo di 50 centesimi garantisce ai bravi il 400% di profitto e ai meno bravi il 250%. A settembre, ha detto, “potremo avviare una discussione più complessiva e capire se questo prezzo possa subire un ulteriore allineamento, ma io confido che sarà il mercato a dircelo". Poi, a una domanda su altri Dpi a prezzo calmierato ha risposto: “Assolutamente sì, ma con un'accortezza: è inutile fare dei ragionamenti sulla possibilità di fissare i prezzi, perché fin quando la domanda è prossima all'offerta è difficile che la speculazione si metta in moto. Tutte le volte che c'è il rischio di speculazione è giusto fissare un prezzo".

“Ampliamento posti intensiva non basta, continueremo”

“Dal dopoguerra a prima dell’emergenza, in Italia sono stati realizzati 5179 posti di terapia intensiva. In questi tre mesi abbiamo fatto crescere dell’80% questo numero - ha detto poi Arcuri - realizzando quasi lo stesso numero di posti di terapia intensiva di quanti erano stati fatti negli anni precedenti. In Germania ce ne sono 30 mila, quindi non sono ancora sufficienti, siamo impegnati in queste ore in uno sforzo, derivante da misure che il governo ha messo in campo, per costituire altri 3500 posti letto in terapia intensiva”. “Abbiamo il dovere – ha proseguito - di fare ogni sforzo perché non si verifichi mai più quello che è successo all’inizio di questa emergenza. La dotazione e la modernizzazione del Sistema Sanitario Nazionale va in questo senso”.

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“L'emergenza finirà solo il giorno in cui verrà scoperto un vaccino”

Poi Arcuri è intervenuto sul tema dei tamponi: “Dall’inizio dell’emergenza in Italia sono stati fatti in media 39.500 tamponi al giorno. Nel mese di maggio sono stati fatti in media 65.000 tamponi al giorno. Stiamo dotando le Regioni della facoltà di fare fino a 92.000 tamponi al giorno. Siamo in una curva di crescita. L’Italia assieme alla Germania è stato tra i Paesi che hanno fatto più tamponi per numero di abitanti, ne devono continuare a fare sempre di più”. “Le regioni per cui i tamponi vengono somministrati in modo un po’ discontinuo - ha spiegato - sono molteplici, la legittima strategia di alcune Regioni ha portato a somministrarne di più e la legittima e diversa strategia di altre Regioni ha portato a somministrarne di meno. Confido che l’Italia resti nel ranking dei Paesi che fanno più tamponi auspicando che riesca a somministrarne sempre di più”. “In questa fase - ha aggiunto - la curva dei contagi è abbastanza costantemente declinante, ma la strategia delle 3T deve essere volta a fare sì che questa curva resti declinante. Tutti dobbiamo metterci in testa che l'emergenza finirà solo il giorno in cui verrà scoperto un vaccino e che verrà prodotto in un numero di dosi sufficienti in tutto il mondo”.

“Mes? Ancora presto per capire”

Arcuri ha parlato anche degli aiuti europei: “Penso che a caval donato non si guardi mai in bocca e quindi che qualsiasi sostegno, che sia però finalizzato effettivamente al conseguimento più accelerato degli obiettivi che abbiamo, sia un sostegno benvenuto. Però penso che sia ancora presto per capire se il MES è un sostegno effettivamente finalizzato al conseguimento dei nostri obiettivi”.

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