Le indagini condotte dalla polizia tra il 2017 e il 2018 hanno portato alla luce una struttura autonoma ma riconducibile alla cosca degli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto (Crotone). Le accuse vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione
L'ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, è tra gli indagati nell'inchiesta della Dda di Venezia che ha portato oggi a 26 misure cautelari, tra le quali 23 arresti, a carico di un'associazione criminale che agiva nel capoluogo scaligero, riconducibile alla cosca della 'ndrangheta degli Arena-Nicosia di Isola Capo Rizzuto (Crotone). Nei confronti dell'ex sindaco l'accusa è concorso in peculato.
Tosi accusato di concorso in peculato
Nell'inchiesta i reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di associazione mafiosa, truffa, riciclaggio ed estorsione. Tosi, si apprende dalle carte dell'indagine, è invece accusato di concorso in peculato in relazione alla distrazione da parte dell'ex presidente della municipalizzata dei rifiuti Amia, Andrea Miglioranzi (ai domiciliari) di una somma "'non inferiore a 5.000 euro" per pagare la fattura di un'agenzia di investigazioni privata, su prestazioni in realtà mai eseguite in favore di Amia, ma nell'interesse di Tosi.
Le indagini tra il 2017 e il 2018
Le indagini sono state condotte tra il 2017 ed il 2018 da un gruppo di lavoro composto dagli investigatori della prima divisione del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia e dai poliziotti delle Squadre mobili di Verona e Venezia. Gli inquirenti hanno portato alla luce quelli che vengono ritenuti “gravi indizi” relativi alla presenza della “locale” di ‘ndrangheta a Verona.
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