Coronavirus, in alcune regioni al via test sierologici

Cronaca

Diletta Giuffrida

Mentre in alcune parti d'Italia è già partita la sperimentazione dei test sierologici, restano i dubbi sulla validità di questo tipo di analisi per individuare le infezioni da Covid-19. CSS: "A breve partiranno gli studi specifici"

Si tratta di un piccolo prelievo di sangue al dito. Appena una goccia per rilevare la presenza di anticorpi e stabilire se un individuo ha avuto l’infezione da coronavirus, magari senza sviluppare sintomi o avendone avuti di lievi, e se quindi è immune al Covid-19. A questo servono i test sierologici e dal loro utilizzo in massa potrebbe passare anche la fase due, quella della graduale riapertura dell'Italia (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - LA MAPPA DEL CONTAGIO - LE GRAFICHE CON I NUMERI DEI CONTAGI).

Regione Veneto apripista

Il governo ci sta lavorando in attesa che i tecnici del Comitato scientifico ne valutino la validità. Intanto dal Piemonte alla Puglia, passando dal Veneto apripista, negli ultimi giorni sono diverse le regioni che hanno iniziato la sperimentazione se pur in forme diverse. In quasi tutti i casi si è partiti dal personale sanitario e dalle case di riposo. In altre regioni, come la Sicilia, si inzierà a breve, mentre la Lombardia resta scettica e aspetta le evidenze scientifiche.

Dubbi sull'affidabilità

Sull'affidabilità di questi test sierologici ci sono ancora molti dubbi. A esprimerli il ministero della Salute nell'ultima circolare di aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici, ma anche l’Oms che ha censito sul mercato mondiale 200 tipologie di test prodotti da varie aziende. Dai più rapidi ed economici, ai più complessi e costosi.

Come funzionano

Funzionano così: vengono prelevate alcune gocce di sangue da un dito e applicate poi in un pozzetto con un reagente. In pochi minuti si vede il risultato in base al colore che assume. Se positivo si potrà eventualmente procedere al tampone. Nel nostro Paese le attività di approvvigionamento sono già iniziate. Ma i test vanno validati, altrimenti il rischio è di avere risultati falsi. Cioè un test non sufficientemente sensibile potrebbe non riuscire a distinguere il coronavirus da altri agenti infettivi.

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