Respinto il ricorso di una coppia di donne del Veneto, sposate in unione civile. Volevano essere entrambe dichiarate mamme della bimba nata a Treviso, con inseminazione effettuata all'estero. Faranno ricorso alla Corte di Strasburgo
I bimbi nati in Italia, ma concepiti all'estero con la procreazione medicalmente assistita da parte di una coppia di due donne, una delle quali porta avanti la gravidanza, possono avere una sola mamma che li riconosce, cioè la donna che partorisce. La partner, al contrario, non può essere riconosciuta come genitore allo stato anagrafico. A deciderlo è stata la Cassazione che, con la sentenza 7668, ha respinto il ricorso di una coppia di donne del Veneto, sposate in unione civile. Le due volevano essere entrambe dichiarate mamme della piccola nata a Treviso, ma con inseminazione effettuata all'estero (MATRIMONI OMOSESSUALI E UNIONI CIVILI IN EUROPA: MAPPA INTERATTIVA).
Le due donne faranno ricorso alla Corte di Strasburgo
Ora le due donne faranno ricorso alla Corte di Strasburgo. "Lo Stato pensa davvero che nostra figlia sia meglio tutelata con un solo genitore invece di due? La Corte di Strasburgo - sottolineano le due - ha già detto che un bambino cresce bene anche con due madri, come accertato dalla scienza medica e condiviso in molti Paesi".
La decisione dei giudici
Secondo quanto hanno scritto gli ermellini sul caso, una sola persona ha "diritto di essere menzionata come madre nell'atto di nascita, in virtù di un rapporto di filiazione che presuppone il legame biologico e/o genetico con il nato". Questa norma, hanno aggiunto i supremi giudici, "è attualmente vigente all'interno dell'ordinamento italiano e, dunque, applicabile agli atti di nascita formati o da formare in Italia, a prescindere dal luogo dove sia avvenuta la pratica fecondativa". La Cassazione ritiene dunque "corretto" il no opposto dall'ufficio di stato civile di Treviso che non ha accolto la richiesta di inserire nell'atto di nascita della bimba "l'indicazione della seconda madre". E, per quanto riguarda il riconoscimento dello status di mamme, certificato in altri verdetti della Suprema Corte, in favore di altre coppie che hanno partorito all'estero in Paesi che hanno dato il via libera ai genitori dello stesso sesso, la Cassazione spiega: in quei casi si è solo voluto "dare continuità allo 'status filiationis' acquisito all'estero e manifestare l'apertura del nostro sistema alle istanze internazionalistiche".
I bimbi nati in Italia, ma concepiti all'estero con la procreazione medicalmente assistita da parte di una coppia formata da due donne, una delle quali porta avanti la gravidanza, possono avere una sola mamma che li riconosce, cioè la donna che partorisce. La partner, al contrario, non può essere riconosciuta come genitore allo stato anagrafico. A deciderlo è stata la Cassazione che ha respinto il ricorso di una coppia di donne del Veneto, sposate in unione civile. Le due volevano che anche la partner "intenzionale" fosse dichiarata mamma della piccola nata in Italia, a Treviso, con inseminazione effettuata all'estero.
Le due donne faranno ricorso alla Corte di Strasburgo
Ora le due donne faranno ricorso alla Corte di Strasburgo, come ha annunciato l'avvocato Alexander Schuster, legale delle famiglie arcobaleno. "Lo Stato pensa davvero che nostra figlia sia meglio tutelata
con un solo genitore invece di due? La Corte di Strasburgo - sottolineano le due - ha già detto che un bambino cresce bene anche con due madri, come accertato dalla scienza medica e condiviso in molti Paesi".
È soddisfatto, invece, il Family day che definisce la decisione come “un altro duro colpo agli esperimenti di alchimia sociale che calpestano il diritto del bambino ad avere un padre e una madre".
La decisione dei giudici
Secondo quanto hanno scritto gli ermellini, una sola persona ha "diritto di essere menzionata come madre nell'atto di nascita, in virtù di un rapporto di filiazione che presuppone il legame biologico e/o
genetico con il nato". Questa norma, hanno aggiunto i supremi giudici, “è attualmente vigente all'interno dell'ordinamento italiano e, dunque, applicabile agli atti di nascita formati o da formare in Italia, a prescindere dal luogo dove sia avvenuta la pratica fecondativa". La Cassazione ritiene "corretto" il
no opposto dall'ufficio di stato civile di Treviso che non ha accolto la richiesta di inserire nell'atto di nascita della bimba "l'indicazione della seconda madre". E, per quanto riguarda il riconoscimento dello status di mamme, certificato in altri verdetti della Suprema Corte, in favore di altre coppie che hanno partorito all'estero in Paesi che hanno dato il via libera ai genitori dello stesso sesso, la Cassazione spiega:
in quei casi si è solo voluto "dare continuità allo 'status filiationis' acquisito all'estero e manifestare l'apertura del nostro sistema alle istanze internazionalistiche".
I bimbi nati in Italia, ma concepiti all'estero con la procreazione medicalmente assistita da parte di una coppia formata da due donne, una delle quali porta avanti la gravidanza, possono avere una sola mamma che li riconosce, cioè la donna che partorisce. La partner, al contrario, non può essere riconosciuta come genitore allo stato anagrafico. A deciderlo è stata la Cassazione che ha respinto il ricorso di una coppia di donne del Veneto, sposate in unione civile. Le due volevano che anche la partner "intenzionale" fosse dichiarata mamma della piccola nata in Italia, a Treviso, con inseminazione effettuata all'estero.
Le due donne faranno ricorso alla Corte di Strasburgo
Ora le due donne faranno ricorso alla Corte di Strasburgo, come ha annunciato l'avvocato Alexander Schuster, legale delle famiglie arcobaleno. "Lo Stato pensa davvero che nostra figlia sia meglio tutelata
con un solo genitore invece di due? La Corte di Strasburgo - sottolineano le due - ha già detto che un bambino cresce bene anche con due madri, come accertato dalla scienza medica e condiviso in molti Paesi".
È soddisfatto, invece, il Family day che definisce la decisione come “un altro duro colpo agli esperimenti di alchimia sociale che calpestano il diritto del bambino ad avere un padre e una madre".
La decisione dei giudici
Secondo quanto hanno scritto gli ermellini, una sola persona ha "diritto di essere menzionata come madre nell'atto di nascita, in virtù di un rapporto di filiazione che presuppone il legame biologico e/o
genetico con il nato". Questa norma, hanno aggiunto i supremi giudici, “è attualmente vigente all'interno dell'ordinamento italiano e, dunque, applicabile agli atti di nascita formati o da formare in Italia, a prescindere dal luogo dove sia avvenuta la pratica fecondativa". La Cassazione ritiene "corretto" il
no opposto dall'ufficio di stato civile di Treviso che non ha accolto la richiesta di inserire nell'atto di nascita della bimba "l'indicazione della seconda madre". E, per quanto riguarda il riconoscimento dello status di mamme, certificato in altri verdetti della Suprema Corte, in favore di altre coppie che hanno partorito all'estero in Paesi che hanno dato il via libera ai genitori dello stesso sesso, la Cassazione spiega:
in quei casi si è solo voluto "dare continuità allo 'status filiationis' acquisito all'estero e manifestare l'apertura del nostro sistema alle istanze internazionalistiche".