Fisacat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs Uil e Ugl Terziario hanno proclamato lo stato di agitazione immediato al centro di distribuzione di Castel San Giovanni “fino a recepimento delle disposizioni”. La società: “Seguiamo rigorosamente le indicazioni del governo”
I lavoratori del centro di distribuzione di Amazon di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, sono in sciopero fino a data da definire. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione immediato a partire dal turno notturno cominciato alle 20 del 16 marzo, denunciando la “mancata integrale applicazione da parte di Amazon” del protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione dell’epidemia di coronavirus negli ambienti di lavoro (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE). “È veramente impossibile far capire a questa multinazionale cosa voglia dire dignità e partecipazione dei lavoratori”, ha commentato Pino De Rosa di Ugl Terziario. Amazon ha replicato in una nota: “Stiamo seguendo rigorosamente le indicazioni fornite dal governo e dalle autorità sanitarie locali in tutti i siti”. Nel frattempo, proprio in conseguenza delle maggiori richieste di consegna a casa dovute dall'epidemia, negli Usa Amazon assumerà 100mila persone (IL DECRETO "CURA ITALIA" - MAPPA E GRAFICI DEL CONTAGIO).
Ugl Terziario: “Cercato di evitare conflitto”
Il centro di distribuzione di Castel San Giovanni, 25mila metri quadrati di superficie, è aperto dal 2011 e impiega circa 1.100 lavoratori a tempo indeterminato disposti su tre turni giornalieri. A proclamarne l’agitazione - “fino al recepimento e al rispetto integrale delle disposizioni” - sono state le sigle Fisacat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs Uil e Ugl Terziario, in un comunicato unitario. “Abbiamo tentato tutto il possibile, con senso di responsabilità ed evitando in tutti i modi che si aprisse il conflitto in questo momento - ha spiegato ancora De Rosa di Ugl Terziario -. Per costoro il business viene prima anche della buona salute dei lavoratori”.
I sindacati: “Assembramenti, mancano precauzioni”
Due giorni prima della proclamazione dello sciopero, gli stessi sindacati avevano diffuso una nota congiunta in cui si dicevano preoccupati per i dipendenti del magazzino piacentino. In particolare, si citava il fatto che i lavoratori “condividono bagni, spogliatoi, mense”, mentre le attività proseguono “a pieni giri”. Le sigle spiegavano che nel polo “un numero notevole di lavoratori viene quotidianamente a contatto”, soprattutto alla timbratrice, durante le pause e in sala mensa, aggiungendo che “mascherine e soluzioni per l’igienizzazione delle mani non sono sempre disponibili” e che “gli strumenti di lavoro non vengono sanificati”.
Amazon elenca le misure implementate
Dopo la proclamazione dello sciopero Amazon è intervenuta a spiegare le misure implementate nei siti italiani del gruppo. Tra queste, la “maggiore frequenza delle sanificazioni e delle pulizie” e la “sospensione dei meeting a inizio e durante il turno laddove non è possibile mantenere la distanza interpersonale” di almeno un metro. Per lo stesso motivo si è deciso per la “redistribuzione delle sedie in mensa e nelle aree comuni”, la “sospensione e/o adeguamento” di alcune attività e la “revisione e regolamentazione di accesso e uscita del personale ai siti, agli spogliatoi, nei pressi delle timbratrici, dei tornelli e della reception”. L'azienda sottolinea come si siano adeguati anche i comportamenti dei corrieri: gli addetti alle consegne, una volta raggiunto l’indirizzo, ora devono “suonare o bussare alla porta e lasciare il pacco a terra, arretrando di almeno un metro” senza più chiedere nemmeno la firma del cliente.