Ercolano, trovato il cervello di una vittima dell'eruzione del 79 d.C.

Cronaca

La scoperta è stata annunciata dalla prestigiosa rivista "New England Journal of Medicine". Lo scheletro preso in esame si trova in uno degli ambienti di servizio del Collegio degli Augustali negli scavi archeologici di Ercolano

Il New England Journal of Medicine, rivista medica leader a livello mondiale, ha pubblicato i risultati di uno studio sui resti di materiale cerebrale rinvenuti in una delle vittime dell'eruzione che ha colpito la città di Ercolano nel 79 dopo Cristo. Lo scheletro si trova ancora oggi in uno degli ambienti di servizio del Collegio degli Augustali. Recenti indagini sul campo hanno portato alla scoperta nel cranio della vittima di materiale vetroso, nel quale sono state identificate diverse proteine e acidi grassi presenti nei tessuti cerebrali e nei capelli umani. L'ipotesi degli studiosi è che l'elevato calore sia stato letteralmente in grado di bruciare il grasso e i tessuti corporei della vittima, causando la vetrificazione del cervello.

Il metodo di conservazione

La conservazione di tessuto cerebrale è un evento estremamente raro in archeologia, ma è la prima volta in assoluto che vengono scoperti resti umani di cervello vetrificati per effetto del calore prodotto da un'eruzione. Sin dalle eccezionali scoperte avvenute all'inizio degli anni 80 del '900 presso l'antica spiaggia, il campione antropologico offerto dal sito di Ercolano si è rivelato di estremo interesse. Gli studi di antropologia fisica sono ora supportati da analisi di laboratorio sempre più sofisticate. Si stanno, inoltre, associando a queste analisi alcune innovative ricerche sul DNA, in grado di chiarire origine e grado di parentela delle vittime ritrovate nelle rimesse delle barche presso l'antica spiaggia.  

Valanghe di cenere

L'eruzione che nel 79 d.C. colpì con valanghe di cenere bollente Ercolano e Pompei uccidendo all'istante tutti gli abitanti, in poche ore seppellì l'intera area vesuviana fino a 20 km di distanza dal vulcano. Negli anni '60, durante gli scavi condotti dall'allora soprintendente Amedeo Maiuri, nella cenere vulcanica furono rinvenuti un letto ligneo e i resti carbonizzati di un uomo, che gli archeologi ritengono fosse il custode del Collegio consacrato al culto di Augusto.

Il team di studiosi

Il Parco archeologico di Ercolano (patrimonio dell'umanità Unesco) restituisce, così, una nuova importante scoperta ad opera di un team di antropologi e ricercatori guidato da Pier Paolo Petrone antropologo forense della Federico II di Napoli, che da anni studia gli effetti delle eruzioni del Vesuvio. Allo studio hanno preso parte il direttore del Parco Francesco Sirano, insieme col prof. Piero Pucci del CEINGE - Biotecnologie Avanzate e col prof. Massimo Niola dell'Università Federico II, assieme a ricercatori dell'Universitdi Cambridge.

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