I tre tecnici del gip che si sta occupando del crollo del viadotto hanno denunciato “pressioni costanti” da parte dei consulenti degli indagati, dicendo di “non essere sereni” nello svolgere il lavoro. Il procuratore Cozzi valuterà se vi siano gli estremi di reato
I tre periti del giudice per le indagini preliminari Angela Nutini, che si sta occupando del secondo incidente probatorio sulle cause del crollo del Ponte Morandi di Genova, hanno denunciato al giudice di “ricevere pressioni costanti” dai consulenti degli indagati e di “non essere sereni” nello svolgimento del loro lavoro. Il gip Nutini ha segnalato il fatto al procuratore di Genova Francesco Cozzi, che valuterà se vi siano gli estremi di reato. La questione potrebbe essere discussa nel corso dell’udienza fissata per il 17 gennaio, che avrebbe dovuto essere interlocutoria e finalizzata soltanto a comunicare la proroga dei termini del deposito della perizia.
La riunione del 19 dicembre
L’episodio che ha provocato la reazione dei periti del gip risale allo scorso 19 dicembre. Durante una riunione tra consulenti e periti per le operazioni peritali, alcuni tecnici di parte hanno chiesto di potere effettuare alcune prove di carico di resistenza su una trave dell’impalcato, sostenendone i costi. I risultati di queste prove, hanno richiesto i consulenti, avrebbero dovuto essere acquisiti agli atti. I periti del gip si sono opposti, sostenendo che non servisse. Dopo la riunione i tre periti hanno scritto al giudice denunciando le pressioni.