Roma, chiuso per irregolarità e poi riaperto il locale dello scontrino da 430 euro

Cronaca

Qualche giorno fa due giapponesi hanno denunciato il conto da capogiro pagato per due piatti di spaghetti al cartoccio di pesce e una bottiglia d'acqua, pubblicando la ricevuta su Facebook. Ieri il ristorante è stato chiuso per occupazione di suolo pubblico

Il ristorante, diventato noto qualche giorno fa per un conto da capogiro rilasciato a due turiste giapponesi, la cui immagine dello scontrino è diventata virale sui social, è stato chiuso il 27 settembre per occupazione di suolo pubblico e multato per l'anomalia del pagamento di una quota del 10% applicata al conto e non prevista per legge. Le viaggiatrici avevano denunciato di aver sborsato quasi 430 euro: 349,80 per due piatti di spaghetti al cartoccio di pesce e una bottiglia d'acqua, consumati nel locale del centro storico di Roma, e altri 80 euro di mancia.

Sigilli al ristorante

Dopo la diffusione della notizia sul conto salato, gli agenti della polizia locale di Roma Capitale hanno messo i sigilli al ristorante che era stato già chiuso 15 giorni fa. Il locale aveva poi riaperto e il 27 settembre, dopo l'ennesimo controllo, è stato nuovamente chiuso. I vigili non hanno riscontrato ulteriori irregolarità e la struttura potrà riaprire una volta sistemate le criticità.

La vicenda del maxi scontrino

Il caso è iniziato a circolare qualche giorno fa, dopo la pubblicazione sui social della foto dello scontrino, datato 4 settembre. Dopo un pranzo nel ristorante, le due turiste giapponesi si erano viste recapitare il maxi conto. Subito sono iniziate le polemiche con Federagit, la Federazione italiana guide turistiche di Roma, che, come riporta Il Messaggero, ha duramente attaccato l'episodio spiegando che vicende "simili causano un danno di immagine alla città" e altri clienti del locale che hanno iniziato a denunciare di aver ricevuto altri scontrini eccessivamente elevati dopo aver mangiato nella struttura.

Il ristoratore: "Il nostro menù è chiaro"

Intervistato da Il Messaggero, il ristoratore Giacomo Jin ha provato a fare chiarezza sulla vicenda dichiarando che "il nostro menu è chiaro, tutto è scritto nel dettaglio, basta guardare i prezzi: massimo 16 euro per uno spaghetto allo scoglio. Per pagare quella cifra le ragazze non avranno preso solo gli spaghetti, ma anche pesce. D’altronde, da noi il pesce è fresco: il cliente lo sceglie al bancone, noi lo pesiamo e lo cuciniamo". Ma resta il problema della mancia da 80 euro che è stata aggiunta al conto. "Per noi non è obbligatoria - spiegano i camerieri al Messaggero - Al momento di pagare chiediamo al cliente se vuole dare la mancia, e può scegliere tra il 10 e il 20 per cento dell’importo, tutto liberamente". Ma il 20% di 349,80 euro fa circa 69 euro e non 80 come indicato nella ricevuta delle due turiste.

Sanzionati anche altri locali

Intanto la polizia locale, insieme ai carabinieri, ha eseguito una serie di controlli nel centro della città e sanzionato anche altre attività per occupazione abusiva di suolo pubblico per 2mila e 253 euro totali, oltre al recupero della tassa di occupazione del suolo pubblico, per 487mila e 600 euro. Le irregolarità sono state contestate ai responsabili di 4 locali di via della Vite e a 7 locali di via e piazza delle Coppelle. Due ristoranti di via della Vite e uno di piazza delle Coppelle, essendo già recidivi per l'occupazione del suolo pubblico, ora rischiano la chiusura del locale. Un'altra multa è poi stata contestata a un bar di piazza di Spagna sanzionato per mille e 500 euro per aver tenuto cornetti e ciambelle privi di etichettatura sulla tracciabilità e a cui sono stati sequestrati 30 kg di alimenti.

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