Scuola, i regolamenti di istituto tra disciplina e divieti

Cronaca

Gaia Mombelli

Dalla questione grembiuli all'uso degli smartphone in classe, dalle regole su come vestirsi all'utilizzo responsabile dei social network: le regole su come comportarsi a scuola sono stabilite dai singoli istituti. Con alcune norme davvero particolari

Vietare e disciplinare. Questo fanno i regolamenti di istituto di ciascuna scuola statale italiana, di qualunque ordine e grado. All'interno di questi regolamenti ci sono quelli disciplinari che si concentrano sui comportamenti da tenere o da vietare in ambito scolastico. I regolamenti dettano le linee generali di comportamento, i singoli istituti poi siglano con le famiglie il cosiddetto Patto di Corresponsabilità, che disegna e distingue regole specifiche in base alle esigenze territoriali o sociali.

Zona che vai, dress code che trovi

Ad esempio, se il divieto di utilizzo di pantaloni corti e sandali potrebbe risultare inutile a Cortina d'Ampezzo, diventa invece fondamentale nelle zone marittime. E se è vero che esistono ovunque regole di buon decoro che riguardano l'abbigliamento e l'acconciatura da tenere a scuola, è altrettanto vero che in alcune zone con problematiche sociali specifiche, il colore dei capelli o un abbigliamento particolare può indicare l'appartenenza ad un gruppo o un altro. Restano banditi, quasi ovunque, jeans aderenti o strappati, leggins e pantaloni a vita bassa.

La questione del grembiule, altro esempio, è stata anche oggetto di discussione politica. Anche in questo caso la materia viene affrontata di scuola in scuola, non dimenticando però che l'utilizzo del grembiule rappresenta un costo in più per le famiglie. A Milano all'istituto alberghiero Vespucci e al Liceo Einstein, come raccontano gli studenti nella community Studenti, sono state vietate le minigonne, le canotte e i pantaloni corti esortando in entrambe le scuole al "comune senso del pudore". A Napoli il preside del Liceo Classico Umberto I, Ennio Ferrara, qualche mese fa diramò una circolare interna per vietare scollature e abiti succinti. A questa ne seguirono altre in tutta Italia. "È una questione di educazione e buongusto quella di saper scegliere l'abito adatto ad ogni occasione" disse il preside, "e andare a scuola è un'occasione formale".

Dalle gomme a Fb, dai cellulari alla merenda 

Al buon decoro risponde anche il divieto di masticare chewing gum all'interno della scuola. Precursore una scuola di Torino seguita da molte altre. Alcune scuole si sono spinte anche a negare la possibilità di amicizia su Facebook tra studenti e professori. Altre hanno vietato agli insegnanti di usare le classiche penne rosse per le correzioni perché l'inchiostro rosso è giudicato "aggressivo e minatorio".

Baci, abbracci ed effusioni più o meno spinte di ogni genere sono spesso proibite. Ma non sempre la motivazione dei divieti di questo tipo è di ragione morale, a volte prevale l'esigenza sanitaria. A fare scuola è stata, qualche anno fa, la circolare del preside Rusconi, del Liceo Newton di Roma, che vietò i baci all'interno della struttura con il fine di prevenire una epidemia di influenza aviaria.

Una scuola elementare di Genova si vide costretta a vietare l'uso del Tamagochi, divenuto una mania tra gli studenti, così come scambiarsi le figurine, come è successo in una scuola di Bergamo. In una primaria di Treviso è stato imposto il divieto sull'utilizzo delle figurine dei Pokémon poiché erano diventate un'ossessione per alcuni studenti.

È facoltà di ciascuna scuola stabilire se è possibile o meno consumare un pasto portato da casa negli spazi della scuola. Una sentenza della corte di Cassazione, dello scorso 31 luglio, ha vietato questa possibilità laddove la scuola non sia in grado di garantire la sicurezza alimentare di ciascun alunno. Esistono però deroghe che rientrano nella discrezionalità di ogni istituto che vanno approvate e condivise nei rischi, ad esempio di contaminazione dei cibi, anche dalle famiglie.

La maggior parte delle scuole italiane ha adottato il divieto di utilizzo di telefono cellulare da parte degli studenti. Norma che limita anche il fenomeno del cyberbullismo.

L'autonomia degli istituti: come funziona all'estero?

"L'associazione presidi - spiega Antonello Giovannelli che la guida - sostiene da sempre l'autonomia di ciascuna scuola, e che ciascuna abbia la libertà di decidere in funzione del luogo e del contesto sociale in cui opera, il che talvolta impone vincoli non necessari altrove". Le community di interscambio tra studenti segnalano che all'estero non va meglio, se alcune scuole londinesi hanno, ad esempio, vietato completamente il trucco alle studentesse. In moltissimi stati americani è stato vietato agli studenti di indossare i famosi braccialetti contro il cancro al seno poiché si è ritenuto che lo slogan stampato su di essi, letteralmente "cuore e tette", fosse offensivo e volgare.

Le scuole dell'infanzia scandinave invece proibiscono le scarpe ai bambini perché, secondo uno studio che ha coinvolto 25 paesi, muoversi senza scarpe aumenta la partecipazione alle attività scolastiche.

Sul fronte della sicurezza, molte scuole americane hanno bandito gli zaini da spalla per trasportare il materiale scolastico, poiché al loro interno potrebbero essere nascoste armi o altri oggetti potenzialmente pericolosi. Gli studenti portano i libri e il resto del materiale sottobraccio o in mano. Per la stessa ragioni altre scuole hanno proibito stivali o felpe con cappuccio.

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