Morte Cerciello, anche il collega era disarmato. L’ultimo urlo: "Mario resisti, ce la fai"

Cronaca

Il dettaglio emergerebbe dagli atti dell'indagine. Il Corriere riporta poi una presunta chat tra i due americani - accusati dell'omicidio - e Sergio Brugiatelli, in cui i primi scrivono: "Vieni all'appuntamento da solo"

Anche Andrea Varriale, collega del brigadiere Mario Cerciello Rega (CHI ERA), era senza pistola la sera dei fatti che hanno portato all’omicidio del carabiniere, ucciso con 11 coltellate. Un'aggressione, si legge in un'informativa dei carabinieri, durata appena 32 secondi. Entrambi, quindi, sarebbero arrivati disarmati all’appuntamento con Finnegan Lee Elder e Gabriel Christian Natale Hjorth, i due cittadini statunitensi accusati dell’omicidio, che dovevano restituire lo zaino rubato a Sergio Brugiatelli. A riportarlo è il Corriere della Sera, che cita atti dell’inchiesta sulla morte di Cerciello Rega. Sempre il Corriere riporta una presunta chat tra i due americani e Brugiatelli, in cui i primi chiedono al secondo di venire da solo all'appuntamento. Intanto dagli atti dell’indagine emerge la trascrizione della drammatica telefonata di Varriale alla centrale subito dopo l'aggressione subita dal collega: "Subito un'ambulanza, collega accoltellato", chiede aiuto Varriale, “Mario guardami...Mario ti prego". E ancora, parlando con Cerciello Rega: "Stanno arrivando, compagno mio, dai che ce la fai". 

La telefonata di Varriale: "Dai Mario, stanno arrivando"

Durante tutta la telefonata Varriale, come riporta Repubblica, ripete più volte alla centrale: "Perde tanto sangue, vi prego, vi prego". E chiama ripetutamente il collega ferito: "Mario, Mario, Mario!”. Poi spiega che Cerciello Rega è stato accoltellato "sotto il braccio ma perde una cifra di sangue, e respira a mala pena, mi sono tolto la maglietta, sto tamponando io”. Tra le ultime parole riportate nella trascrizione, Varriale ripete più volte a Cerciello Rega: "Stanno arrivando, dai che stanno arrivando, dai che stanno arrivando", ma il collega non ce la farà e morirà per le ferite subite. Varriale, al telefono con la Centrale Operativa, dice anche: "C'hanno preso a coltellate 'sti ba*****i'". La Centrale Operativa interviene: "Ma quelli lì che hai fermato?". Varriale: "Li abbiamo fermati, c'hanno acco…". Centrale Operativa: "Eh, ma dimmelo che li hai fermati no!! Ti mando qualcuno!!". Varriale: "Ma che ho fermato che appena li abbiamo fermati c'hanno accoltellato!!". Centrale Operativa: "Ma come sei arrivato a via Cicerone da piazza Trilussa?". Varriale: "Eh perché l'appuntamento non era lì, era da un'altra parte". Centrale Operativa: "Eh ma dimmelo, chiamami no, ti faccio avvicinare una macchina lì vicino!! Vabbè ma come state?". Varriale: "Mario sta perdendo un sacco di sangue, ci serve l'ambulanza, Via Pietro Cossa".

Varriale agli inquirenti: in borghese è difficile nascondere l'arma

Varriale, ha spiegato lui stesso agli inquirenti, non aveva l'arma perché "quando sei vestito in borghese è difficile nasconderla", specialmente durante l'attività di controllo delle piazze di spaccio che viene svolta in borghese e con un abbigliamento che rende complesso l'occultamento dell'arma. Inoltre, ha raccontato Varriale, “quella sera ci qualificammo mostrando la placca identificativa".

Gli inquirenti: Natale Hjort non poteva non sapere

A rendere solido il quadro accusatorio nei confronti di Natale Hjort, per gli inquirenti, anche il fatto che "l'arma bianca utilizzata per l'omicidio sia stata successivamente collocata nel controsoffitto della stanza, a testimonianza della comune volontà di occultare le prove a loro carico". Circostanza che porta ad escludere "che Natale non fosse a conoscenza dell'accaduto", così come "il contributo linguistico offerto dall'indagato, necessario e determinante nella realizzazione di entrambi i reati".

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