Venezia, modulo d’iscrizione a scuola chiede l'etnia per i nomadi. È bufera

Cronaca

A Fossò alcuni genitori hanno condiviso le foto del modulo che chiede di indicare l'etnia dei bambini nomadi. Rifondazione Comunista: “È una forma di censimento”. "Serve per favorire l’integrazione”, si difende l’istituto, che poi precisa: "Se sbagliato, cambieremo"

Scoppia la polemica a Fossò, località a cavallo tra Venezia e Padova: per iscriversi alla scuola elementare del paese viene richiesto ai genitori di compilare un modulo in cui, tra le altre cose, bisogna specificare la propria etnia, ovvero se si è sinti, rom, nomade o camminante. Il modulo consegnato ai genitori ha fatto scattare le proteste di alcune famiglie che si sono rivolte ad una associazione (lo Sportello Sociale/Gruppo di acquisto popolare - Padova) che fa capo a Rifondazione comunista che a sua volta ha contattato i propri legali perché si tratterebbe di un "abuso e discriminazione gravissima”. La direzione scolastica si difende, sostenendo che l'atto "serve per favorire l’integrazione”. Poi il dirigente scolastico Carlo Marzolo precisa all'Ansa: "Se il modulo dal punto di vista legale ha dei profili di illegittimità lo cambieremo sicuramente”.

La decisione di renderlo pubblico

La vicenda è stata raccontata dai giornali locali dopo che il modulo, distribuito da tempo, è stato oggetto di valutazione da parte dei genitori, che hanno deciso di renderlo pubblico. La scuola si trova nel veneziano ma a far scattare la protesta sono stati genitori che vivono nel padovano e che, attraverso chi li assiste, ritengono che solo per loro ci sia questa "specifica". Peraltro, sul modulo è richiesto anche di indicare la cittadinanza, con una casella per "italiano" e uno spazio per specificare, se straniero, la nazionalità di origine così come le vaccinazioni effettuate e altri dati personali. La foto del modulo è stata pubblicata sulla pagina Facebook "Sportello Sociale/Gruppo di acquisto popolare - Padova".

Rifondazione Comunista: "È forma di censimento"

Rifondazione Comunusta respinge le motivazioni dell'istituto scolastico e sottolinea che il modulo "va immediatamente ritirato perché va contro la Costituzione, la legge Mancino e le normative europee che vietano qualsiasi censimento".

Mediatrice rom: “Si mandino gli ispettori”

"Quanto accaduto conferma il grave pregiudizio nei confronti di rom, sinti e camminanti perché si dà per scontato che un bambino che non si conosce ancora avrà dei problemi e necessità speciali solo perché dichiara la propria etnia”, denuncia all'Ansa l'attrice, mediatrice culturale e attivista rom Dijana Pavlovic. "Faccio appello all'Ufficio scolastico regionale - continua Pavlovic - e agli ispettori perché vengano presi provvedimenti seri nei confronti del dirigente scolastico, perché cose come queste non si debbano più ripetere in un Paese civile e democratico. Non ci si rende conto - conclude - che una cosa del genere cambia la vita alle persone, e se si tratta di un bambino diventa un 'marchio' dalla prima elementare per tutta la sua esistenza".

Dirigente: "Finalità di inclusione"

Interviene anche Carlo Marzolo, dirigente dell'istituto. "Le finalità del modulo erano quelle della maggior inclusione possibile e non certo il contrario". Lo stampato viene dato da 10 anni, spiega, ai genitori degli alunni "che non sono già iscritti nell'anagrafe online". "Le informazioni che noi raccogliamo - rileva Marzolo - hanno finalità istituzionali, tese a tutelare gli alunni e non a discriminarli".

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