Tra le macerie ancora conservate dell'attentato alla Stazione Centrale del 2 agosto 1980 è spuntato quello che potrebbe essere il dispositivo che ha fatto esplodere l'ordigno. Lo sostiene una perizia nell'ambito del processo a Gilberto Cavallini
Tra le macerie ancora conservate ai Prati di Caprara, l’ex area militare alle porte del centro storico di Bologna, è spuntato quello che potrebbe essere l’interruttore della bomba alla Stazione Centrale di Bologna che il 2 agosto 1980 provocò 85 morti e 200 feriti. La strage nella città emiliana fu il più sanguinoso attentato degli anni di Piombo. Una perizia chimico-esplosivistica disposta nel processo a Gilberto Cavallini, ha rivelato anche la conferma sulla composizione dell'esplosivo e l'eventualità di un'esplosione accidentale.
La possibile svolta dopo 39 anni
Le scoperte sono emerse a 39 anni di distanza, nell’ambito del processo a Gilberto Cavallini, ex membro dei Nar (nucleo armato rivoluzionario), gruppo eversivo di ispirazione neofascista. La perizia disposta dalla Corte d’assise e depositata dal geominerario esplosivista Danilo Coppe e dal tenente colonnello Adolfo Gregori del Ris di Roma, ha rinvenuto tra le macerie della strage una levetta simile a quelle usate nell'industria automobilistica. Per i periti potrebbe trattarsi dell’interruttore che ha attivato l’innesco della bomba: "La sua deformità – scrivono - fa ritenere l'interruttore molto vicino all'esplosione". L’oggetto ha attirato la loro attenzione perché in una sala d’attesa di una stazione ferroviaria "secondo chi scrive non aveva ragione di esserci".
Altri interruttori simili negli anni di Piombo
Non sarebbe la prima volta che viene ritrovato uno strumento simile. Dispositivi di questo tipo, fanno osservare i periti, erano anche nell'ordigno destinato a Tina Anselmi e in quello trasportato dalla terrorista tedesca Margot Christa Frohlich quando venne arrestata a Fiumicino nel 1982. Marcgot Christa Frohlich non sarebbe un nome nuovo nelle inchieste sulla Strage: proprio lei era stata indagata e poi archiviata insieme a Thomas Kram nella cosiddetta 'pista palestinese', ipotesi alternativa a quella accertata dalle sentenze passate in giudicato.
La particolare composizione della bomba e il terrorismo di destra
Un altro importante elemento che emerge dalla perizia è la composizione della bomba, costituita "essenzialmente da Tnt e T4 di sicura provenienza da scaricamento di ordigni bellici e da una quantità apprezzabile di cariche di lancio (che giustifica la presenza di nitroglicerina e degli stabilizzanti rinvenuti)". Inoltre, "non si può escludere completamente la presenza di una percentuale di gelatinato a base di nitroglicerina". Per Andrea Speranzoni, l’avvocato che assiste le famiglie delle vittime, questa sarebbe "una conferma di quanto dichiarato dai pentiti, come Sergio Calore e Paolo Aleandri". Questa particolare composizione infatti collegherebbe l'esplosivo a quello utilizzato in quel periodo dal terrorismo di destra.
"Non si esclude l'accidentalità"
Nelle conclusioni della perizia si precisa anche che "non si esclude, in via ipotetica, che l'interruttore di trasporto fosse difettoso o danneggiato tanto da determinare un'esplosione prematura-accidentale dell'ordigno". Un elemento utile alla difesa per sostenere l’accidentalità dell’accaduto. L'avvocato Gabriele Bordoni, difensore di Gilberto Cavallini, l’ha definito "significativo e innovativo", sottolineando anche che gli stessi periti hanno scritto che nella sala d'attesa della stazione di Bologna non c'erano le condizioni perché un corpo venisse completamente dematerializzato.
Cosa accadde alla stazione di Bologna nel 1980
Sabato 2 agosto 1980 alle 10:25 alla stazione ferroviaria Bologna Centrale esplose un ordigno che uccise 85 persone e ne ferì altre 200. È considerato uno tra i più gravi attentati degli anni di Piombo, accanto alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla strage dell'Italicus del 4 agosto 1974. Come esecutori materiali furono individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti.