Il rapper ha risposto al post comparso, alcuni giorni fa, sulla pagina Facebook “Deliverance Milano” che aveva pubblicato un elenco di persone del mondo dello spettacolo, e non solo, che eviterebbero di lasciare mance ai fattorini delle consegne a domicilio
“A me le liste di proscrizione pubblica hanno sempre puzzato di fascio”. Così ha risposto Fedez, con un video su Twitter, alle accuse di non lasciare mance ai fattorini che consegnano cibo a domicilio. La replica segue un post, pubblicato su Facebook da “Deliverance Milano”, in cui viene fatto un elenco di persone note e “super ricche” che non lascerebbero extra agli addetti alle consegne. Tra i vari nomi, oltre alla coppia Ferragnez, ci sono anche Mauro Icardi e Wanda Nara, i calciatori Gonzalo Higuain e Philippe Mexes o star della tv come Teo Mammuccari e Platinette.
Il video di Fedez
“Al di là della totale infondatezza della notizia - ha commentato Fedez nel video - parlano tutti di lotta di classe 2.0, ma mettono l'attenzione sulle mance, che fanno parte di un retaggio americano che è il non plus ultra dello sfruttamento del capitalismo”. Il rapper ha spiegato che negli Usa gli “extra” sono obbligatori perché così il datore di lavoro può pagare meno i suoi dipendenti. “Se tu non dai la mancia causi un danno - ha proseguito il cantante - peccato che sia il modo meno sindacalizzato e tutelato per lavorare. La tua sopravvivenza lavorativa non può essere garantita dal cliente”.
Il post di Deliverance Milano
Il 25 aprile, Deliverance Milano ha pubblicato la black list di tutte “le star che regolarmente ordinano con le app e non lasciano la mancia a nessun fattorino, nemmeno in caso di pioggia”. Nel post si legge un avvertimento ai clienti e un’accusa a come i dati forniti alla “gigeconomy” vengano utilizzati in termini di privacy: “Entriamo nelle vostre case, vi portiamo il cibo e qualsiasi altra cosa vogliate. Sappiamo tutto di voi. Sappiamo cosa mangiate, dove abitate, che abitudini avete. E come lo sappiamo noi, lo sanno anche le aziende del delivery. Queste piattaforme come sfruttano noi lavoratori senza farsi alcuno scrupolo, sfruttano anche voi, speculando e vendendo i vostri dati”. “Perché se non volete parlare con noi - si legge ancora su Facebook -, confrontarvi con le nostre rappresentanze autonome e i gruppi organizzati che sono in stato di agitazione sindacale permanente, questo è il futuro che vi aspetta: noi produciamo i dati, noi conosciamo i vostri punti deboli e non esiteremo a usarli contro di voi. Pretendiamo che le nostre mance non vengano tassate, a oggi viene trattenuta l'iva quando il pagamento avviene (come la maggior parte delle volte) per mezzo del supporto di intermediazione digitale, quando dichiarate il contrario”.