John Pisano ha conosciuto la modella 34enne nel 2012 e dallo scorso novembre la ospitava a casa sua. “Era una persona di una moralità altissima”, dice, e chiede che venga fatta chiarezza sulle cause della sua morte
John Pisano – all’anagrafe Giuseppe – è stato vicino fino alla fine a Imane Fadil, la modella marocchina 34enne, testimone nei processi Ruby, morta il primo marzo in circostanze non ancora chiarite (CHI ERA). Pisano, intervistato dal Corriere della Sera e da Repubblica, ricorda i dettagli della vita della giovane e della sua morte. “Iniziò a stare male il 16 gennaio, dopo una cena con un uomo”, dice l’amico, senza rivelare il nome (lo ha però fornito agli inquirenti). Da allora non si è più ripresa.
L’amicizia tra i due
Pisano, 55 anni, originario della Sicilia, dà lezioni private di inglese, lingua imparata in giro per il mondo facendo per 30 anni “il volontario in missioni umanitarie”. È anche un life coach e ha conosciuto Fadil 7 anni fa, in un periodo in cui lei aveva problemi di lavoro. “Con il nome infangato non poteva più lavorare mentre le altre avevano ottenuto il risarcimento da Berlusconi”, spiega. A causa dei problemi economici, nel novembre scorso la modella va ad abitare con Pisano che la ospita a Rozzano, nell’hinterland milanese. “Ogni volta che doveva ricordare i fatti delle serate ad Arcore, riviveva la vergogna, l'onta di essere messa nel calderone delle 'olgettine'. Imane era una persona di una moralità altissima, che si è scontrata da subito con quel mondo”, dice ora l’amico.
Il ricovero e il sospetto avvelenamento
Essendole vicino, Pisano vede il decorso del suo malessere, che la porterà poi alla morte tra atroci sofferenze. A partire da inizio gennaio avverte qualche malessere che l'amico classifica come “mali di stagione”. Poi la sera del 16 gennaio, due giorni dopo l’udienza del processo Ruby ter dalla quale esce molto arrabbiata perché è stata esclusa dalle parti civili, Imane inizia a peggiorare. Dopo la cena con l’uomo a cui fa riferimento Pisano, “ha cominciato ad avere dolore alle gambe, poi problemi allo stomaco”, racconta. “Non voleva andare in ospedale perché temeva che potessero farle qualche cosa perché lei aveva dato fastidio”, aggiunge, dicendo però che Fadil non ha mai detto nomi specifici. Il 29 Pisano chiama un’ambulanza che la porta all’Humanitas. “Mi hanno detto che presentava sintomi legati a problemi tossicologici che interessavano fegato e polmoni e il midollo osseo era compromesso gravemente”. Quando i medici iniziano a sospettare un avvelenamento, “io e Fadil abbiamo pensato alla cena del 16 gennaio. Quello era un fatto concreto, una certezza”. Gli esami clinici, però, non troveranno nulla, né veleni né malattie. “Di che cosa è morta questa ragazza? Non posso dire adesso con certezza che sia stata uccisa, la mia paura è che non venga fuori nulla”, dice Pisano, che aggiunge: “Qualcuno deve darci una risposta sulla presenza di metalli in una quantità, non mortale, ma molto superiore alla norma" (il riferimento è agli esami chiesti al Centro antiveleni di Pavia che rilevano livelli altissimi di 5 metalli pesanti, ma insufficienti a causare il decesso).
Il sogno del giornalismo e le serate ad Arcore
Fadil arriva in Italia nel 1989, a 4 anni, e a Milano nel 2004. All’inizio, fa piccole comparsate in tv, la modella e la hostess, prima di finire nel giro di Lele Mora e, nel 2010, ad Arcore. Nel 2012 testimonia nei processi Ruby riferendo dei balletti hard in casa dell’allora premier Silvio Berlusconi. Fadil ha sempre dichiarato di aver incontrato il Cavaliere perché sperava di diventare una giornalista sportiva. Per questo motivo, quando scoppiò il caso Ruby, reagì offesa perché non voleva essere accumunata alle olgettine. “Mi ha raccontato che in quelle settimane non usciva di casa, aveva perso i capelli, dimagriva, si vergognava di se stessa. Anche se non c'era ragione. Lei non ha mai voluto fare la valletta”, racconta Pisano. Ultimamente sosteneva di aver visto Satana ad Arcore e prima ancora in un viaggio a Dubai, aggiunge.