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Diciotti, il prefetto: C’era allarme generale su infiltrati, non specifico per quella nave

Cronaca

Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro Matteo Salvini, lo ha riferito ai magistrati di Catania nel corso delle indagini per il sequestro dei 177 migranti a bordo dell’imbarcazione. Lo si legge in un verbale risalente allo scorso 12 novembre

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C'era un "allarme generalizzato" sulla possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati in Italia attraverso i barconi: nel caso della nave Diciotti non c'era però un "allarme specifico". È quanto riferito ai magistrati di Catania dal prefetto Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro Matteo Salvini, che ha ricostruito le ragioni che portarono il governo a non concedere per dieci giorni lo sbarco in Italia dei 177 migranti a bordo dell'imbarcazione. Lo si legge sul verbale secretato risalente allo scorso 12 novembre. Secondo Piantedosi "il modello di comportamento" adottato dal Viminale - quindi la scelta di non concedere lo sbarco - teneva conto del pericolo: "C'è il tema di proteggere le frontiere". Intanto fonti del ministero dell'Interno riferiscono che si sta lavorando a una nuova direttiva per ribadire le procedure dopo eventuali salvataggi in mare e per "stoppare definitivamente le azioni illegali delle ong".

Il caso Diciotti e l'indagine su Salvini

La nave Diciotti, al centro di un braccio di ferro tra Malta e l'Italia, rimase al largo di Lampedusa, dopo il salvataggio di 177 migranti nell'agosto 2018. L'imbarcazione poi fece ingresso nel porto di Catania, ma solo dopo 5 giorni vennero sbarcate tutte le persone a bordo. Il ministro Salvini finì indagato per sequestro di persona. A novembre la Procura di Catania chiese l'archiviazione, ma il tribunale dei ministri ribaltò la decisione, chiedendo al Senato l'autorizzazione a procedere. La giunta di Palazzo Madama per le immunità parlamentari ha detto "no" al processo nei confronti del titolare del Viminale: decisivo anche il voto sulla piattaforma Rousseau del M5s. Mercoledì prossimo ci sarà il voto dell’Aula. Poi la procura di Catania ha chiesto l’archiviazione anche per Conte, Di Maio e Toninelli, indagati dopo essersi autodenunciati in quanto corresponsabili della scelta del ministro dell’Interno. 

Grasso: "Non è banale vicenda politica, riguarda la Costituzione"

In vista del voto in Aula di mercoledì, il senatore di Liberi e Uguali Piero Grasso ha scritto in una relazione di minoranza che "il Caso Diciotti' non è solo "una vicenda personale o un banale punto di scontro tra maggioranza e opposizione". Secondo l'ex procuratore nazionale antimafia la decisione di mercoledi' del Senato "potrebbe avere conseguenze sulla tenuta dei principi della nostra Costituzione. Quello che vale oggi per i naufraghi della Diciotti trattenuti dal Ministro su una nave italiana - ha scritto il senatore - domani potrebbe valere per delle persone chiuse dentro una scuola, un'universita', una caserma. Ci sentiamo sicuri sapendo che in futuro un ministro potrebbe utilizzare il 'Caso Diciotti' per giustificare l'utilizzo di mezzi che ledono i diritti fondamentali?" 


L'allarme di Pietro Grasso 
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