Crisi su nome Macedonia, fiducia a Tsipras dopo le dimissioni del ministro della Difesa

Cronaca
Il primo ministro greco Alexis Tsipras (Ansa)

Il premier greco evita per un soffio la crisi scatenata dagli alleati nazionalisti in seguito all'accordo con il paese della ex Jugoslavia, ricevendo 151 sì su 300 deputati. Si va verso la ratifica dell’accordo che potrebbe aprire a Skopje la strada verso l’Ue e la Nato

Il governo greco supera la crisi sul cambio di nome della Macedonia. Il premier Alexis Tsipras ha incassato la fiducia del parlamento dopo le dimissioni del ministro della Difesa Panos Kammenos, leader di un partito nazionalista in coalizione con Tsipras dal 2015, contrario all’accordo fra la Grecia e la Macedonia.  Tsipras ha ottenuto la fiducia per un soffio, ricevendo 151 voti su 300 deputati, che sulla carta dovrebbe consentirgli di tenere in piedi il suo governo fino alla scadenza naturale di ottobre.

Il cambio del nome della Macedonia

La crisi era scoppiata la settimana scorsa, quando Kammenos e i suoi nazionalisti avevano rotto con il partito di sinistra del premier, Syriza, per "differenze inconciliabili" sul dossier Macedonia. Nel giugno 2018 Tsipras ed il collega macedone Zoran Zaev hanno infatti firmato un accordo per mettere fine alla disputa tra i due paesi e la Macedonia ha approvato la riforma costituzionale per cambiare il proprio nome in "Repubblica della Macedonia del Nord". E con la fiducia incassata da Tsipras, si apre la strada alla ratifica dell'accordo anche da parte del parlamento greco.

Macedonia verso Ue e Nato: strada ancora lunga

Il cambio di nome potrebbe facilitare il cammino di Skopje verso l’integrazione in Ue e Nato, ma la strada è ancora lunga. Il parlamento di Skopje starebbe valutando un nuovo referendum sull'accordo con la Grecia che ha cambiato in Macedonia del nord il nome del Paese ex jugoslavo. Come riferiscono i media serbi, una commissione parlamentare ha dato nei giorni scorsi parere positivo alla richiesta, e se lo stesso farà il presidente del parlamento, l'organizzazione della diaspora - denominata Congresso mondiale macedone - otterrà il via libera alla raccolta delle 150 mila firme necessarie per l'approvazione del nuovo referendum.

Il flop del primo referendum

Un referendum consultivo sull'accordo con la Grecia si era tenuto in Macedonia il 30 settembre 2018, ma era fallito per il mancato raggiungimento del quorum di affluenza (50% più uno). Venerdì scorso il parlamento di Skopje ha approvato definitivamente con la maggioranza dei due terzi gli emendamenti costituzionali previsti dall'accordo della scorsa estate con la Grecia. Per entrare in vigore, l'intesa ha bisogno ancora della ratifica da parte del parlamento greco.

I dubbi della Russia

La Russia, nel frattempo, ha manifestato dubbi sulla legittimità del processo per cambiare il nome della Macedonia. lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov. "Non ci opponiamo al nome che è stato alla fine individuato e annunciato, ma ci poniamo delle domande su quanto sia legittimo questo processo e su quanto sia realmente condizionato dalla volontà di trovare un accordo tra la Grecia e Skopje, o invece dal desiderio degli Usa di portare tutti i Paesi dei Balcani nella Nato al più presto possibile e bloccare qualsiasi influenza russa su quella regione”.

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