Perde quota l'ipotesi dell'omicidio. Il 30enne scomparso il 7 dicembre è stato trovato privo di vita il giorno della vigilia di Natale
Si allontana l’ipotesi che Mattia Mingarelli sia stato ucciso. Non sarebbero emersi segni di violenza sul suo corpo dall’autopsia eseguita nella camera mortuaria dell’ospedale di Sondrio. L’escursionista 30enne, trovato morto il giorno della vigilia di Natale in un bosco di Chiesa in Valmalenco (Sondrio), secondo l'esame eseguito da Paolo Tricomi di Lecco, potrebbe essere stato vittima di un incidente in montagna, quella stessa zona nel territorio comunale di Chiesa in Valmalenco (Sondrio) che aveva raggiunto lo scorso 7 dicembre per trascorrere il weekend dell’Immacolata.
La scomparsa il 7 dicembre
Dopo la sua scomparsa, il gestore di un vicino rifugio aveva poi trovato nella neve il suo cellulare ed era stato l'ultimo a vederlo prima del ritrovamento del cadavere. L'uomo è stato sentito più volte come persona informata sui fatti. Poi quella scomparsa è diventata un vero e proprio giallo con il trascorrere dei giorni con indagini serrate dei carabinieri del colonnello Emanuele De Ciuceis, finché la vigilia di Natale è stato rinvenuto il corpo del 30enne senza vita sotto un pilone della seggiovia, ai margini delle piste. Oggi, inoltre, è emerso che il cadavere al momento del ritrovamento era in condizioni tali da non fare supporre uno spostamento del corpo. Anche per questo la pista dell’omicidio pare essere scemata.
Fra 60 giorni i risultati definitivi dell’autopsia
L'autopsia disposta dal sostituto procuratore Antonio Cristillo è terminata poco prima delle 18. In ogni caso, si dovranno attendere i canonici 60 giorni prima di conoscere i risultati del lavoro effettuato, tempi che saranno probabilmente analoghi a quelli di attesa per gli esami tossicologici di laboratorio.