La decisione sta nel fatto che il fallimento della società è seguito al disastro del 1980, quando precipitò l’aereo Dc-9 con 81 persone a bordo. Respinti i ricorsi dei ministeri Difesa e Trasporti. Il risarcimento stabilito in Appello potrebbe non essere sufficiente
La Cassazione ha confermato il diritto della compagnia aerea Itavia a essere risarcita dallo Stato dal momento che il suo dissesto finanziario è seguito al disastro di Ustica, dove nel 1980 precipitò il Dc-9 con 81 persone a bordo (38 ANNI FA LA TRAGEDIA). I 265 milioni di euro, stabiliti in appello a Roma, potrebbero però non bastare. La Suprema corte ha infatti da un lato respinto i ricorsi dei ministeri della Difesa e dei Trasporti, e dall'altro accolto quello della società che chiede ulteriori danni perché dopo uno stop di sei mesi fu costretta alla cessazione definitiva dell'attività per insolvenza.
La strage di Ustica
Erano le ore 20.59 del 27 giugno 1980 quando il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma. L'aereo precipitò nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All'alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell’equipaggio). Si trattò di una delle peggiori sciagure aeree della storia d’Italia, una tragedia segnata da misteri, indagini lunghe decenni, sospetti e ipotesi mai confermate (DALLA TRAGEDIA AI PROCESSI).