Rifiuti, Cerroni assolto dall'accusa di associazione a delinquere

Cronaca
foto_roma_chiude_discarica_malagrotta_rifiuti_06

Lo hanno deciso i giudici della prima sezione penale che hanno fatto cadere le accuse per l'ex patron della discarica di Malagrotta, per il quale il pm aveva chiesto 6 anni di carcere, e per gli altri imputati

Non è mai esistita un'associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti solidi e urbani a Roma e nel Lazio. Lo ha stabilito, dopo otto ore di camera di consiglio, la prima sezione penale del tribunale di Roma che ha assolto, per non aver commesso il fatto, Manlio Cerroni, l'ex patron della discarica di Malagrotta, dall'accusa di essere capo e promotore di un sodalizio criminoso che si è arricchito smaltendo il rifiuti sin dagli anni Cinquanta in un regime di assoluto monopolio.

Tutti assolti

Assoluzione anche per gli altri imputati, l'ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi, e poi Francesco Rando, amministratore unico di molte imprese riconducibili allo stesso Cerroni, Luca Fegatelli, già dirigente dell'Area Rifiuti della Regione Lazio, Giuseppe Sicignano, già supervisore delle attività operative condotte presso gli impianti di Cecchina, Raniero De Filippis, ex capo Dipartimento del territorio della Regione Lazio e Piero Giovi, anche lui socio di imprese e storico collaboratore di Cerroni.

I capi d'imputazione prescritti

Estinti per prescrizione i reati di traffico illecito di rifiuti e la frode in pubbliche forniture. Solamente per Giovi il pm Alberto Galanti, nella requisitoria del 9 marzo scorso, si era espresso per l'assoluzione. Per tutti gli altri, il magistrato aveva sollecitato pesanti condanne (6 anni di reclusione per Cerroni, 5 anni per Landi e Rando, 2 anni per Fegatelli e De Filippis e 4 anni per Sicignano).

Cerroni: "Non chiedevo un premio ma il castigo no"

"Non chiedevo un premio ma il castigo no, dopo tutto quello che ho fatto nella vita e per Roma che ho amato tanto. Quante volte ho detto 'ditemi, che io la sistemo'. Continuerò a fare quello che ho sempre fatto, voglio morire lavorando" ha detto l'ex patron di Malagrotta scoppiando in lacrime alla  lettura della sentenza del tribunale di Roma. "Io so come abbiamo fatto,  questo Paese era Amatrice era nel '44 e  nel '45 - ha aggiunto Cerroni difeso dall'avvocato Alessandro Diddi -  Cerco solo di lavorare, produrre, fare bene perché questo Paese ne ha  bisogno". 

Cronaca: i più letti