Cucchi, pm: "Prove inquinate dall'alto". Altri 2 indagati per falso

Cronaca
Immagine d'archivio (Ansa)

La procura, nel processo contro i 5 carabinieri, parla della catena di comando che ha ordinato di manomettere i documenti: "Una storia costellata di falsi". In aula anche il ministro Bonafede: "Sto lavorando per una giustizia rapida in casi come questo"

"Questa storia è costellata di falsi, da dopo il pestaggio, ed è proseguita in maniera ossessiva anche dopo la morte di Cucchi. C'è stata un'attività di inquinamento probatorio che ha indirizzato in modo scientifico prove verso persone che non avevano alcuna responsabilità e che sono state sottoposte a giudizio". Parole forti quelle pronunciate dal pm Giovanni Musarò, in apertura dell’ultima udienza del processo ai cinque carabinieri, accusati a vario titolo di omicidio preterintenzionale, calunnia e falso, per  la morte di Stefano Cucchi. Il pm si riferisce al procedimento precedente, quello condotto contro gli agenti di polizia penitenziaria, gli infermieri e i medici dell’ospedale Pertini, e finito in nulla, con una serie di assoluzioni e di accuse cadute in prescrizione. Nel frattempo è spuntato il nome di un altro carabiniere, il quinto, e di un avvocato, anch’essi indagati nel filone dell’inchiesta in cui si ipotizza il reato di falso. Intanto, è stata diffusa l'intercettazione di un carabiniere - che secondo gli atti depositati sarebbe uno degli imputati per calunnia nel processo davanti alla prima corte d'Assise - che il mattino dopo l'arresto, parlando di Stefano Cucchi, avrebbe detto: "Magari morisse", seguito da un insulto molto pesante.

"Vicenda piena di falsi"

Secondo quanto riferito in aula dal magistrato Musarò, “la modifica dell'annotazione di servizio sullo stato di salute di Cucchi non fu frutto di una decisione estemporanea e autonoma di un militare ma fu l'esecuzione di un ordine veicolato dal comando di stazione, che a sua volta recepì un ordine dal comandante di Compagnia, che a sua volta aveva recepito un comando dal gruppo”. In questo modo, Musarò conferma la versione data nell’udienza dello scorso 17 aprile da Francesco Di Sano, carabiniere della stazione di Tor Sapienza tra gli indagati per falso ideologico nel un nuovo filone dell’inchiesta.

"Prove inquinate"

A causa di queste nuove rivelazioni, il pubblico ministero ha deciso di depositare nuovi atti istruttori. "Solo così - ha affermato - si può capire il clima che si respirava in quei giorni e perché quella annotazione del 22 ottobre sia stata fatta sparire senza che nessuno ne parlasse per nove anni". 

Il medico: "Non riusciva a muoversi"

In sede processuale ha parlato anche Cesare Calderini, il medico che prese in cura Cucchi quando, il 16 ottobre 2009, il geometra romano fu portato all’ospedale Fatebenefratelli di Roma: “Visitai Cucchi e mi rispose che era caduto dalle scale la sera prima. Aveva intensi rossori sotto le palpebre, mi colpì molto lo stato di magrezza”. Il dottore ha spiegato: “Disposi Rx, contattai il radiologo che vide due fratture, l'ortopedico e il neurologo. Era necessario tenere il paziente per fare ulteriori accertamenti, ma lui rifiutò il ricovero”. Anche Fabrizio Farina, il medico del pronto soccorso del Fatebenefratelli, ha dichiarato che Stefano Cucchi rifiutò di essere ricoverato, ma ha aggiunto che quando visitò il paziente, il giorno successivo "non riusciva a muoversi”. Circostanza confermata dal dottor Claudio Bastianelli, anche lui del pronto soccorso del Fatebenefratelli: “Arrivò e mi disse che voleva essere ricoverato; aveva cambiato idea perché aveva dolore in sede lombare. Gli chiesi com'era accaduto e mi rispose che era scivolato per una caduta accidentale. Ebbi io l'idea di trasferirlo all'ospedale Pertini perché da noi non c'era posto. Per questo attivai la procedura di ricerca del posto letto”.

Gli indagati per falso

Intanto, arriva a sei il numero delle persone indagate per falso. Tra i militari dell'Arma, oltre al maresciallo Roberto Mandolini (imputato nel processo ora in corso), a Di Sano, al maggiore Luciano Soligo e al luogotenente Massimiliano Colombo, c’è anche il tenente colonnello Francesco Cavallo, all'epoca capo dell’ufficio di comando del Gruppo carabinieri di Roma. Secondo quanto emerge dalle nuove carte depositate dal pm Musarò, sarebbe stato Cavallo a suggerire a Colombo, comandante della stazione Tor Sapienza, di effettuare modifiche all'annotazione di servizio sullo stato di salute di Cucchi, arrivato a Tor Sapienza dalla caserma Casilina. L'avvocato indagato è, invece, Gabriele Giuseppe Di Sano.

Bonafede a Ilaria Cucchi: "Lavoro per giustizia rapida"

Oggi era presente in aula anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ha parlato con Ilaria Cucchi, sorella di Stefano: un passaggio, quello in aula, che non era stato preventivato. "Ho detto a Ilaria che stiamo lavorando affinché casi come il suo abbiano giustizia in tempi brevi", ha detto Bonafede. “Non tutte le famiglie hanno persone con la determinazione di Ilaria e non è giusto che chi chiede giustizia debba far conto sulla propria determinazione per ottenerla, senza entrare nel merito del processo", ha dichiarato Bonafede. Il ministro ha spiegato, inoltre, che la sua presenza a piazzale Clodio rientra in un "ciclo di visite a sorpresa nei luoghi della giustizia". In relazione alla vicenda Cucchi, Bonafede ha aggiunto: "Io sono il ministro e quindi non voglio e non posso dire nulla su questo caso per rispetto della magistratura. Sto lavorando però per fare in modo che chi si rivolge allo Stato per ottenere giustizia la ottenga in tempi rapidi". Con lui anche il presidente del Tribunale di Roma Francesco Monastero.

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