L’esecutivo è vicino a una decisione sulla sorte del gasdotto. Appare comunque improbabile che si vadano a fermare i lavori per via dei costi elevati che ciò comporterebbe. Ieri, 15 ottobre, l’incontro tra il presidente del Consiglio e il ministro del Sud
Ci vorrà ancora un po’ di tempo, probabilmente 24-36 ore, per decidere sulla sorte del gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline), ovvero il Gasdotto Trans-adriatico di 878 chilometri che porterà in Europa il gas dell'Azerbaijan approdando nel Salento. Tuttavia appare difficile che si proceda con uno stop ai lavori e si fa sempre più vicino il via libera, a causa dei "costi troppo alti" in caso di blocco. Prende ancora tempo il governo al termine dell'incontro di ieri, 15 ottobre, a Palazzo Chigi, fra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro del Sud Barbara Lezzi e il ministro dell'Ambiente Costa i con il sindaco di Melendugno, Marco Potì, e alcuni esponenti e parlamentari pugliesi del M5s per fare il punto sul progetto, da sempre avversato dai pentastellati. La riunione non ha posto fine all'incertezza sul completare o meno il Tap, anche se sembra ormai quasi certo il via libera.
"Abbiamo le mani legate"
"Verifiche verranno ancora fatte dal ministro Costa nelle prossime ore e prenderemo una decisione. Ma abbiamo le mani legate", ha detto il ministro Lezzi al termine dell'incontro, dal "costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese" per fermare l'opera, un costo che "per senso di responsabilità non possiamo permetterci". "Ci saranno verifiche sulle cartografie" del progetto, ha puntualizzato il ministro Costa: "Parlo in particolare di eccesso di potere".
Il sindaco di Melendugno: "Opera inutile e dannosa"
Prima dell'incontro il sindaco di Melendugno Marco Potì aveva ribadito il suo no: "È un'opera inutile, dannosa e molto pericolosa per le popolazioni e il territorio. Questo progetto si ferma perché Tap ha commesso delle illegalità e illegittimità: ci sono errori progettuali e falsificazione dei documenti, quindi si ferma non per responsabilità politica ma per responsabilità di Tap stessa". Al termine dell'incontro il sindaco pugliese ha tuonato: "Se il governo va avanti ci comporteremo come ci siamo comportati con il governo Pd", avevamo chiesto all'esecutivo "un clima politico ostile nei confronti del progetto Tap. Noi saremo i cani da guardia". Lo stesso sindaco ha poi scritto su Facebook: "Sono amareggiato ma non demordiamo... ho l'impressione che non si sono fatti tutti quegli approfondimenti necessari, né si è dedicato il tempo giusto a cercare qualche motivo valido per bloccare veramente Tap".
"Conseguenze economiche da dimostrare"
Il primo cittadino aveva inoltre dimostrato le sue perplessità sulle conseguenze economiche di cui ha parlato il governo: "Sono tutte da dimostrare. Sono stati calcolati 20 miliardi di penali come costo di abbandoni - ha riferito Poti' - l'opera si è detto che costa 4,5 miliardi, contrattualizzati con le varie ditte. Al momento è stato realizzato l'80% per 3,5 miliardi, per cui quelli occorrerebbe risarcirli. Inoltre ci sarebbero eventuali altre penali, relative al mancato utile, ecc., a cui bisogna aggiungere il mancato utile sui flussi del gas per 11,2 miliardi di euro. Inoltre se questo gas non arriva ai clienti con cui hanno fatto i contratti ma si vende sul mercato turco, costerebbe 7 miliardi di euro. Il totale sarebbe 20 miliardi".