Un’ordinanza della sindaca leghista Casanova ostacola l’accesso alle agevolazioni per i servizi scolastici ai figli di stranieri e centinaia di bambini vengono esclusi. Il ministro dell’Istruzione: “Necessario coniugare tutti gli aspetti”
Continua a far discutere la vicenda delle mense scolastiche del comune di Lodi, in Lombardia, dove una delibera emessa dalla sindaca leghista Sara Casanova impedisce a decine di bambini stranieri – tra i duecento e i trecento – di pranzare e utilizzare i servizi, come quello dello scuolabus, beneficiando di tariffe agevolate. "Sono certo che si troveranno le giuste soluzioni che tengano insieme i diritti dei bambini e i doveri delle famiglie di rispettare le modalità di accesso ai servizi”, ha commentato il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti. “Sono pronto a incontrare il sindaco, se necessario, per affrontare insieme a lei la questione. Sono sicuro che il primo cittadino di Lodi conosce bene la propria realtà".
La documentazione aggiuntiva
Il caso ha origine nell’estate del 2017 quando Casanova firmò una delibera che modificava le regole per beneficiare delle tariffe agevolate per la mensa scolastica e l’autobus. Se prima i benefici venivano garantiti in base all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), a partire dall’anno scolastico 2018-2019 i genitori nati fuori dall’Ue devono presentare un’ulteriore documentazione per attestare la propria nullatenenza nel Paese d’origine. Documenti che, come lamentano molte famiglie interpellate dai media, sono spesso difficili o impossibili da ottenere. E, anche quando si riesce ad averli, i certificati vengono valutati con criteri molto stringenti dal Comune, tanto che, secondo le minoranze, su 318 domande presentate, solamente 5 sono state ritenute “complete”. Senza le agevolazioni queste famiglie vengono inserite nella fascia economica più alta e devono pagare 5 euro per ogni pasto, e 210 euro a trimestre per l’uso dello scuolabus: soldi che in molti non si possono permettere, e che di fatto escludono i bambini dai servizi. Per questo motivo, a settembre, molte famiglie avevano deciso di “scioperare”, non mandando i piccoli a scuola.
Sindaca: “Istruttorie caso per caso”
La scorsa settimana la sindaca Casanova ha fatto sapere, in un’intervista al Corriere, che il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno per fornire “indirizzi uniformi” circa l’interpretazione delle domande di agevolazione. “Per ogni richiesta è avviata un’istruttoria. Le documentazioni parziali devono essere integrate. Se non sarà possibile, verificheremo con le autorità dei Paesi d’origine il motivo per cui non si possono produrre gli atti. Non basta che siano le famiglie a dirci che i documenti non ci sono, ce lo dica il consolato o l’ambasciata. A quel punto, a istruttoria conclusa, daremo un indirizzo”, ha spiegato la prima cittadina circa le modalità che il Comune dovrebbe iniziare ad adottare.
Salvini: “Non devono esserci furbetti”
Sulla vicenda si è espresso da Ala, in Trentino, anche il ministro dell’Interno: "Non devono esserci furbetti: tutti devono pagare, tutti devono essere trattati alla stessa maniera". "Il fatto che qualcuno, certamente non i bambini ma i genitori, che potrebbe pagare ritiene di non doverlo fare rappresenta un insulto a genitori italiani e stranieri che invece pagano quello che devono", ha concluso Salvini.
Le opposizioni all’attacco
Critiche invece le opposizioni, a partire dal segretario del Partito democratico Maurizio Martina che su Facebook ha scritto: “Come fa ad addormentarsi sereno un sindaco che caccia bambini da una mensa scolastica? A quale livello di meschinità siete arrivati? Cosa aspetta il governo a intervenire? Ministro Bussetti risponda subito alle interrogazioni urgenti del Pd e fermi questa vergogna. Subito". Da Forza Italia è Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, a commentare la vicenda: “Escludere dalla mensa bambini nati qui da famiglie straniere con i documenti in regola sembra la risposta sbagliata a un problema serio. Dobbiamo esercitare rigore assoluto verso chi vìola le leggi, ma è compito delle istituzioni far sì che nella nostra società, e in particolare nella scuola che forma i cittadini di domani, non ci siano divisioni, né si facciano strada sentimenti di rivalsa, umiliazione e rabbia, brodo di coltura per il fondamentalismo e il terrorismo”.