Gli alunni erano rimasti a casa per protestare contro le modifiche del regolamento per l'accesso alle tariffe agevolate per mense e scuola-bus. Le nuove regole chiedono alle famiglie extraUe una certificazione fornita dalle competenti autorità dei Paesi di origine
Sono tornati quasi tutti a scuola i circa 130 bambini extracomunitari di Lodi dopo lo “sciopero dei banchi” dei giorni scorsi dei loro genitori, che non li avevano mandati a scuola dopo che il comune aveva modificato il regolamento per l'accesso alle tariffe agevolate per mense e scuola-bus. Le nuove regole chiedono alle famiglie extra-Ue di produrre, anche in caso di assenza di redditi o beni immobili o mobili registrati all'estero, una certificazione fornita dalle competenti autorità dei Paesi di origine poi tradotta in italiano. Documentazione che spesso non viene rilasciata oppure, quando ciò accade, avviene in tempo non utile. E senza di essa, alle famiglie coinvolte non vengono concesse le agevolazioni. I bambini sono tornati in classe, ma a causa del costo eccessivo che ha ora la mensa per loro sono arrivati in aula con dei panini.
Bimbi in classe con i panini. L'opposizione: "Daremo battaglia"
Come spiega Stefano Caserini, consigliere comunale dell'opposizione con la lista civica “110&Lodi”: "Il problema è che molti di loro – spiega - non potendo accedere alla mensa perché giudicata dai loro genitori troppo cara visto che in assenza di quel certificato non posso accedere a agevolazioni, si sono recati alle lezioni con i panini e quindi ora, nell'orario di mensa, c'è chi può avere i piatti e chi invece si alimenterà diversamente”, afferma Caserini. “Una cosa per noi inaccettabile. Per questo, nei prossimi giorni, daremo certamente battaglia perché questo stato di cose, per noi, deve cambiare", conclude il consigliere comunale.
Così il nuovo regolamento esclude famiglie extracomunitarie dalle agevolazioni
Centinaia di genitori stranieri avevano cominciato la protesta, non mandando più i figli a scuola, dopo che il comune di Lodi, guidato dalla leghista Sara Casanova, aveva modificato il regolamento per l'accesso alle prestazioni agevolate delle mense. Le modifiche contestate, in vigore da settembre, sono quelle apportate al Regolamento per l'accesso alle prestazioni sociali agevolate, approvate con delibera del Consiglio comunale lodigiano del 4 ottobre 2017. Il nuovo testo chiede agli extracomunitari che vogliono accedere alle prestazioni sociali agevolate comunali di fornire una certificazione della competente autorità dello Stato estero, con allegata la traduzione in italiano valida legalmente, anche in caso di assenza di redditi o beni immobili o mobili registrati all'estero.
Paesi d'origine spesso non rilasciano la documentazione richiesta
L'obbligo di produrre questa documentazione, a detta dell'associazione d'ispirazione islamica Al Rahma, creerebbe problemi perché non tutti gli Stati sono pronti a rilasciare questa certificazione e in tempi utili. Il risultato è che i genitori non vengono ammessi a agevolazioni senza la documentazione. E in questi giorni si sono visti recapitare a casa fino a 700 euro di retta da pagare. Costi insostenibili, hanno spiegato più di 200 genitori. Intanto un ricorso contro il regolamento è stato proposto da genitori e politici e presentato al tribunale di Milano dall'Associazione degli Studi giuridici sull'immigrazione e Naga, associazione di volontariato milanese che promuove e tutela i diritti degli stranieri.
Pd e M5s attaccano la giunta comunale
La vicenda ha scatenato anche un dibattito politico. Pd e 5 Stelle hanno protestato, i primi sostenendo che così non si può andare avanti perché coinvolti ci sono i bambini e i secondi che hanno presentato ricorso perché queste modifiche vengano annullate. Ma la Lega ha fatto muro con la sindaca Sara Casanova, che sostiene che "le modifiche rispettano la normativa vigente in materia”, e il governatore lombardo Attilio Fontana ("Tutti rispettino la legalità). Mentre il Pd sottolinea nelle parole del vice capogruppo in Regione Patrizia Baffi: "dobbiamo garantire che i bambini possano frequentare la scuola perché è il primo veicolo di integrazione che va salvaguardato”.