La senatrice pentastellata risponde su Facebook alle accuse lanciate da la Repubblica. Secondo accertamenti, la donna non dovrebbe più stare nell'alloggio perché ne possiede altri. Taverna: non c’è nessuna notizia. Raggi: indagheremo. Campidoglio: iter uguale per tutti
Da "un accertamento sembra che mia madre non abbia più diritto all'alloggio" popolare in cui abita, “ma lei, come qualsiasi cittadino, ha adito le vie legali perché ritiene di averne diritto. Dov'è la notizia?". A parlare è la vicepresidente M5s del Senato, Paola Taverna, commentando in un video su Facebook le polemiche nate sulla casa popolare in cui la madre abiterebbe senza averne diritto. Secondo quanto riferito dal quotidiano la Repubblica, infatti, la donna sarebbe proprietaria da anni di altri immobili e per questo motivo avrebbe perso il diritto di risiedere nell’alloggio popolare. Intanto, tra Ater e Comune di Roma, si discute su chi debba occuparsi dei vari passaggi della questione, con fonti del Campidoglio che precisano: "Applichiamo la legge senza interessarci al nome del proprietario. L'iter della procedura è, come sempre, uguale per tutti".
Taverna: “Mia mamma sta agendo bene”
"Credo che mia mamma stia agendo bene e credo che abbia tutto il diritto di desiderare di morire nella stessa casa nella quale è vissuta", ha detto la senatrice. Taverna ha poi sottolineato che la madre “ha 80 anni, percepisce una pensione minima e vive in una casa popolare dove ho vissuto anche io per tanti anni". Quindi, ha continuato, "qual è la notizia che voleva dare oggi la Repubblica? Forse che la mia famiglia è una famiglia povera? O che io non mi sono arricchita con il mio lavoro e che i 200mila euro che ho scelto di restituire potevo utilizzarli per la casa di mia madre? Ma, sapete, per noi del M5s il ruolo che stiamo svolgendo serve per risolvere i problemi di tutti e non i nostri problemi personali".
La vicenda
La questione della legittimità di usufruire di un alloggio popolare da parte della madre della senatrice Taverna è iniziata quattro anni fa. Nel 2014 l’Ater, l’azienda per l’edilizia residenziale di Roma proprietaria della casa, ha condotto "accertamenti sui diritti di proprietà" del nucleo familiare e avendo rilevato che "superavano i limiti stabiliti dal regolamento regionale", avviò il procedimento di decadenza dall'assegnazione dell'alloggio sociale, assegnato alla donna nel 1994. Dal momento che le spiegazioni fornite dal legale della famiglia, ha chiarito Ater, “non sanavano la questione”, nel 2017 è stata inviata al Comune una proposta “di definitiva decadenza dalla titolarità dell'alloggio". Di conseguenza, lo scorso 6 marzo, hanno spiegato da Ater, “è stato inviato alla madre di Paola Taverna un atto in cui si chiede di liberare la casa". Il 14 giugno, non essendo ciò avvenuto, è stato emesso un decreto di rilascio dell'immobile. Nel frattempo, la donna si è però rivolta ai legali facendo un ricorso al provvedimento del Comune e un'istanza di sospensiva al Tribunale civile di Roma.
Raggi: "Faremo indagini"
Sulla questione è intervenuta anche la compagna di partito e sindaca di Roma, Virginia Raggi, che ha detto di aver appreso il caso dalla stampa, perché “la senatrice Taverna mai si è permessa di chiamare l'amministrazione o me”. “Sicuramente - ha continuato - gli uffici faranno tutte le indagini e si seguirà la legge esattamente come per tutte le altre persone". Intanto, gli esponenti di Fratelli d’Italia Fabrizio Ghera, capogruppo alla Regione Lazio, e Andrea De Priamo, capogruppo in Campidoglio, annunciano “interrogazioni sia in Comune che alla Regione Lazio”.
Ater: "Competenza del Comune"
Dal Campidoglio hanno però spiegato che un eventuale "atto esecutivo dovrà essere predisposto dall'ente regionale Ater, proprietario del bene". Dall'Ater, invece, sostengono che "il procedimento amministrativo viene impostato e concluso da Ater con il decreto di rilascio - e per questo siamo in attesa del responso del Tribunale - ma alla fine serve l'ordinanza di esecuzione del decreto firmata dal sindaco o da un suo delegato. Ordinanza che - hanno sottolineato - potrebbe essere firmata anche indipendentemente dal procedimento". In sostanza, secondo l’azienda, la competenza finale è del Comune che dovrà apporre la firma a un eventuale ordinanza di sfratto.