La famiglia di un uomo di 74 anni in una lettera racconta l'esperienza in un pronto soccorso a Roma: "I medici ci hanno chiesto di uscire, manca la giusta sensibilità"
La figlia di un uomo di 74 anni affetto da demenza fronto temporale, una malattia simile all’Alzheimer, ha scritto al ministro della Salute Giulia Grillo per chiedere che ”il regolamento di ogni ospedale consideri un paziente con demenza come un bimbo, un soggetto che mentre attende le cure sanitarie, in quanto fragile, ha bisogno del supporto di un familiare". La richiesta arriva dopo che lo scorso 21 settembre, il 74enne sarebbe rimasto quasi 10 ore in barella in un ospedale romano, dove si era recato per un sospetto ictus. La figlia racconta anche che i medici hanno chiesto sia a lei sia alla madre, che da sempre assiste il marito, che uscissero perché l’uomo avrebbe dovuto essere sottoposto a Tac.
Il ministero: accertamenti sul caso
Il paziente, secondo il racconto della figlia, sarebbe salito su una barella alle 14 e lì sarebbe rimasto fino alle 23. “Nella sala di pronto soccorso - si legge nella lettera - pareva che l'interesse predominante fosse liberarsi di chiunque non fosse un paziente, mi sono limitata a piantarmi accanto a mio padre". Il ministero della Salute, tramite la segreteria particolare del ministro, ha risposto informando di aver "interessato gli uffici competenti, al fine di raccogliere dati in merito".
Una petizione in Commissione Sanità
Il tema dell'assistenza ai malati di demenza in situazioni di emergenza è tra i punti di una petizione inviata da alcuni cittadini in Senato e assegnata alla Commissione Sanità, in cui si legge che "è sempre più necessario ripensare i Pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri con protocolli, procedure e preparazione del personale pensati per i malati di demenza, con il coinvolgimento fondamentale dei familiari”. L'esperienza è stata vissuta dalla famiglia proprio il 21 settembre, la giornata mondiale dell'Alzheimer, e nella lettera si evidenzia come "il sistema sanitario manchi della giusta sensibilità, attenzione professionale e umana nei confronti di queste malattie, verso i malati e le loro famiglie".