L’attore ed ex deputato è indagato insieme al suocero ed ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio e al lobbista Luigi Tivelli. I tre sono accusati di traffico di influenze illecite per aver ottenuto illecitamente 8 milioni di fondi pubblici per il teatro
Quattro milioni di fondi pubblici (poi diventati 8) ottenuti illecitamente nel 2017 per il teatro Eliseo. Questa l’accusa che la procura di Roma fa nei confronti di Luca Barbareschi, attore e direttore artistico del teatro di via Nazionale, dell’ex ragioniere generale dello Stato e suocero di Barbareschi, Andrea Monorchio, e del lobbista Luigi Tivelli. I tre sono accusati di traffico di influenze illecite perché, secondo l’accusa, Tivelli, ingaggiato da Monorchio e Barbareschi, avrebbe condizionato le scelte di diversi dirigenti dello Stato per inserire nella manovra finanziaria il finanziamento in favore del teatro romano.
Il presunto triangolo corruttivo
Secondo quanto riportano i quotidiani Corriere della Sera e Repubblica, l’indagine dei carabinieri sarebbe partita dall’operazione “Amalgama” che nel 2016 portò in carcere 21 persone, tra cui Giandomenico Monorchio, figlio di Andrea, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione intorno agli appalti delle grandi opere. Secondo l’accusa, insieme a Monorchio, Barbareschi avrebbe “comprato la mediazione illecita di Tivelli presso pubblici ufficiali funzionari del ministero dell’Economia e della presidenza del Consiglio per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistiti nell’inserimento dei quattro milioni nella manovra finanziaria del 2017”. In cambio, il lobbista ed editorialista avrebbe ottenuto una promessa di 70mila euro e l’assunzione a tempo della figlia nella società legata all’attore ed ex deputato.
Il ricorso al Tar
Mentre sul fronte penale le indagini si sono chiuse e si attende l'eventuale richiesta di rinvio a giudizio, sul fronte amministrativo una causa è tuttora pendente. Il maxi finanziamento al teatro Eliseo – 8 milioni in tutto grazie a un successivo emendamento della finanziaria – ha sollevato le proteste di altri grandi teatri romani che hanno presentato un ricorso al Tar. Inizialmente dichiarato irricevibile, ora il Consiglio di Stato lo ha ammesso, rinviandolo al tribunale amministrativo che dovrà pronunciarsi sulla vicenda.