Fondi Lega, slitta la decisione dei giudici sul sequestro di 49 mln

Cronaca
Immagine d'archivio (Getty Images)

Il tribunale del Riesame si è riunito mercoledì, dopo che la Cassazione ha stabilito la possibilità di sequestrare i beni del Carroccio fino a 49 milioni. Il pronunciamento potrebbe arrivare in giornata. Salvini fiducioso: “Non cambiamo nome, noi andiamo avanti”

I giudici del tribunale del Riesame di Genova si sono riuniti mercoledì 5 settembre, per un’udienza a porte chiuse sul sequestro dei beni del Carroccio fino al raggiungimento di quei 48,9 milioni di euro che sarebbero stati sottratti allo Stato dalla Lega di Bossi e Belsito tra il 2008 e il 2010. I giudici si sono riservati di decidere e il pronunciamento potrebbe arrivare giovedì 6. Stando alle norme, i giudici del Riesame dovranno conformarsi alla decisione della Corte di Cassazione che ha stabilito la possibilità per la procura di effettuare sequestri fino al raggiungimento della cifra oggetto del reato. Il Riesame dovrebbe dunque limitarsi a definire modalità ed eventuali limiti del sequestro, mentre procura e Guardia di finanza dovranno poi stabilire su quali conti, enti, onlus e società, ritenuti riferibili alla Lega, disporre i nuovi sequestri.

La consulenza della difesa

"Abbiamo depositato una consulenza per dimostrare che i soldi che la Lega ha in cassa ora sono contributi di eletti, donazioni di elettori e del 2 per mille della dichiarazione dei redditi. Sono somme non solo lecite ma che hanno anche un fine costituzionale: consentono al partito di perseguire le finalità democratiche del Paese", fa sapere intanto l'avvocato Giovanni Ponti, al termine dell'udienza al Riesame, annunciando inoltre a Sky TG24 l'intenzione di fare un ulteriore ricorso in caso di sentenza sfavorevole per la Lega. "Dire che i fondi sono profitto del reato - ha aggiunto - è un non senso giuridico, ma ci rimettiamo alla decisione del tribunale".

L’uso personale dei fondi del partito

L’inchiesta sui fondi della Lega affonda le sue radici nel 2012, quando un militante si presenta in procura e denuncia fondi pubblici investiti illecitamente dal suo partito in Tanzania e conti offshore a Cipro. Nel corso delle indagini, gli inquirenti scopriranno anche il vasto uso personale dei rimborsi elettorali fatto dall’allora leader del Carroccio Umberto Bossi e dal suo tesoriere Francesco Belsito, a partire dal 2008. Tra le altre cose, Bossi li avrebbe utilizzati per pagare la laurea in Albania al figlio Renzo e mantenere il resto della famiglia.

Le inchieste e i processi

Le inchieste si dividono poi in vari filoni. A Milano il reato contestato è appropriazione indebita. Le sentenze del 2016 e del luglio 2017 condannano Bossi, i figli Renzo e Riccardo e Belsito. Ma in questo caso si tratta “solo” di centinaia di migliaia di euro. La tranche più grossa, i quasi 49 milioni di euro indebitamente ricavati attraverso la sottrazione di fondi elettorali dal 2008 al 2010 e l’accusa di truffa allo Stato, sono in mano alla procura di Genova. Nel luglio 2017 vengono emesse le condanne in primo grado per il fondatore della Lega Bossi a 2 anni e 5 mesi, per Belsito a 4 anni e 10 mesi e per altre 5 persone (tre dipendenti del partito e due imprenditori). Il processo di secondo grado è attualmente in corso, nelle sue fasi conclusive, davanti alla Corte di Appello di Genova.

Il sequestro dei conti

Fino a quel momento però, la Guardia di Finanza era riuscita a sequestrare sui conti riferibili al Carroccio solamente 3,1 milioni di euro. Per questo motivo, il Tribunale di Genova, su richiesta dei pm, ordina il sequestro dei conti del partito. Decisione bocciata dal riesame, con la procura che fa quindi ricorso. Ad aprile del 2018, la Cassazione dispone che “ovunque venga rinvenuto denaro riferibile alla Lega Nord deve essere sequestrato fino al raggiungimento dei 49 milioni di euro”. Le carte vengono dunque rinviate al tribunale del riesame di Genova che ora dovrà conformarsi a questa decisione.

La “nuova” Lega di Salvini

Nel frattempo, il partito fondato da Umberto Bossi nel 1991 ha cambiato nome (senza più il Nord) e leader. Matteo Salvini si troverà ad affrontare le conseguenze dell’eventuale sequestro dei beni del suo partito ma promette che non sarà una disfatta. A partire dall’identità del Carroccio. "Non cambieremo il nome della Lega", ha ribadito il ministro dell’Interno. “È normale che per l'eventuale uso di 300 mila euro 10 anni fa debbano sequestrare per i prossimi 20 anni quello che gli italiani ci donano? L'unico precedente simile è in Turchia", ha detto Salvini. "Facciano come credono siamo andati avanti con niente, possiamo andare avanti con niente: a me interessa l'appoggio popolare", ha concluso il vicepremier.  

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