Il Mattino di Padova ha pubblicato un’intercettazione in cui Patrizia Impresa, non indagata, parlerebbe di “schifezze” fatte nella gestione dei centri per i profughi finiti al centro di una maxi inchiesta. L'ex prefetto si difende: è un malinteso
“È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare". La frase, contenuta in un’intercettazione pubblicata nell'edizione del 31 agosto del Mattino di Padova e che farebbe parte dell’inchiesta sulla gestione dell’accoglienza migranti in Veneto, sarebbe stata pronunciata, il 14 aprile 2017, dall’ex prefetto di Padova Patrizia Impresa, al telefono con l'allora vice prefetto vicario, Pasquale Aversa, delegato ad occuparsi dell'accoglienza dei migranti. Impresa, da luglio prefetto di Bologna, non risulterebbe indagata, al contrario di Aversa. Appresa la notizia della pubblicazione dell'intercettazione, Impresa ha voluto dare la sua versione dei fatti: è stato un malinteso, la mia voleva essere una critica.
"A me toccati compiti inevitabili"
"Probabilmente quello che va capito è che a me è toccato assumere decisioni, compiti, probabilmente non completamente condivisi, dettati dall'emergenza: atti necessitati, inevitabili", ha detto il prefetto Patrizia Impresa. Compiti "che afferivano al mio dovere d'ufficio come rappresentate del governo" ma che contestualizzati "in quel momento, in quella difficoltà a gestire un fenomeno migratorio dove bisognava comunque sempre accogliere, i prefetti si trovavano spesso in situazioni dove mantenere i limiti standard di una buona accoglienza era difficile". E aggiunge: "Probabilmente non è stato capito che proprio l'utilizzo anche di termini forti come la parola, per esempio, 'schifezza', che viene riportata, era un termine forte ma, in un momento in cui lo stavo esprimendo, in una conversazione assolutamente avulsa da tematiche relative alla gestione dei migranti, era una critica. Una critica forse anche nei confronti di me stessa, ed è per questo che mi sono lasciata andare in termini forti. In me rimane la convinzione di aver comunque operato bene".
Salvini: “Chi sono i mandanti politici?”
Il ministro degli Interni Matteo Salvini ha commentato la notizia dicendo che "il governo di centrosinistra negava l'emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un Comune all'altro. Se qualche funzionario ha sbagliato è giusto che paghi. Ma chi sono i mandanti politici di tutto questo?".
L’inchiesta sull’accoglienza
La maxi inchiesta durata tre anni è stata chiusa pochi giorni fa. Sette gli avvisi di garanzia inviati ad altrettanti indagati, compreso il vice prefetto vicario Aversa e una ex funzionaria della stessa struttura. Oltre a loro, indagati anche i vertici di una cooperativa veneta che dal 2015 in poi ha gestito i principali hub della regione, con un importante aumento del proprio fatturato. Come riporta il Corriere del Veneto, le accuse sono: turbata libertà degli incanti, frode nelle forniture pubbliche, truffa e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, induzione indebita, rivelazione di segreto d’ufficio. Le indagini riguardano in particolare due appalti per la gestione dell’accoglienza ai migranti del valore di circa 20 milioni di euro.
Le intercettazioni
Il Corriere del Veneto riferisce inoltre che nelle 437 pagine di informativa finale, si legge: “I responsabili della cooperativa hanno condotto l’attività imprenditoriale con il solo fine di conseguire profitti a ogni costo, a discapito di tutto e di tutti”, in una rete di favori e irregolarità nella gestione dei centri (dal sovraffollamento alla scarsa igiene alle ispezioni pilotate) che coinvolgerebbe anche rappresentanti delle istituzioni. La coop indagata gestisce, tra gli altri, i Cpt di Bagnoli e Cona e, secondo quanto risulterebbe in una intercettazione, i suoi vertici avrebbero rimarcato ai funzionari prefettizi la necessità di "far quadrare i conti". In una conversazione precedente, pubblicata oggi dal quotidiano Il Mattino, riferita ad un problema di sovraffollamento del centro di Bagnoli dell'ottobre 2016 e alle pressioni da Roma per alleggerirlo di alcune decine di unità, Patrizia Impresa avrebbe detto ad Aversa: "Anche se dobbiamo fare schifezze Pasquà... noi ci dobbiamo salvare Pasquà... perchè, ti ripeto, non possiamo farci cadere una croce che..."