La procura di Agrigento ipotizza anche il reato di "sequestro a scopo di coazione", per fare pressione sull'Ue impedendo lo sbarco, e di omissione di atti d'ufficio. La replica del ministro: "Ricatto alla Ue? Lo rivendico"
Nuove accuse al ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che nell'inchiesta sul caso della nave Diciotti risponde già di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, insieme al suo capogabinetto. La procura di Agrigento, come confermato da fonti giudiziarie, ipotizza ora anche i reati di sequestro di persona a scopo di coazione e di omissione d'atti di ufficio. Nel primo caso perché, secondo i magistrati, il titolare del Viminale avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull'Ue sulla ridistribuzione dei migranti. Mentre nel secondo caso perché avrebbe ignorato la richiesta della Guardia costiera di un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico. A stretto giro la replica di Salvini che definisce gli altri due capi di imputazione come "medaglie" (SPECIALE MIGRANTI). "Apprendo che esiste un nuovo reato, il ricatto all'Unione europea, non sapevo che esistesse", ha aggiunto il ministro da Venezia. "Stanno modificando il codice penale per il ministro dell'Interno. Bene, rivendico di aver ricattato l'Unione Europea".
Gli atti alla procura di Palermo, poi al Tribunale dei ministri
Il procuratore Luigi Patronaggio, intanto, sta effettuando ulteriori accertamenti e verifiche anche sull'identificazione e la tutela dei diritti delle persone offese e per problemi di carattere tecnico-giuridico. L'intenzione è assicurare ai migranti che erano a bordo della Diciotti la piena tutela legale e la possibilità di costituirsi in giudizio contro il ministro dell'Interno. Domani, 31 agosto, dovrebbero arrivare gli atti dell'inchiesta alla procura di Palermo. Gli uffici diretti da Francesco Lo Voi avranno 15 giorni per inviare tutto al Tribunale di ministri (COME FUNZIONA) che avvierà la sua istruttoria decidendo entro 90 giorni (più eventuali 60) se archiviare o trasmettere nuovamente le carte al procuratore della Repubblica che dovrà inoltrare l'autorizzazione a procedere al Senato.