Catania, "buco" da 10 milioni in casa di cura: 5 arresti

Cronaca
Gli agenti della Dia di Catania stanno eseguendo diversi arresti per associazione a delinquere (archivio Ansa)

L'inchiesta sulla gestione dei fondi regionali ha evidenziato una presunta associazione a delinquere. Le forze dell'ordine stanno eseguendo i provvedimenti restrittivi

Cinque arresti a Catania per un "buco" da 10 milioni nel bilancio nella casa di cura per anziani disabili Istituto medico psico-pedagogico Lucia Mangano di Sant'Agata li Batiati. Ad eseguirli la Dia locale, supportata di centri operativi di Palermo, Reggio Calabria, Caltanissetta e dalla sezione di Messina.

L'operazione "Giano Bifronte"

Le indagini, condotte nell'ambito dell'operazione "Giano Bifronte", hanno accertato che a sottrarre i 10 milioni sarebbero stati i titolari dell'istituto per l'accoglienza degli anziani, persone che la magistratura suppone legate alla massoneria e ad associazioni antimafia. L'istituto era stato al centro di una perquisizione per l'acquisizione di documenti e atti alla fine del settembre del 2017. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla distrazione di fondi regionali. La magistratura catanese ha anche richiesto un'istanza di fallimento nei confronti dell'istituto: se dovesse essere accolta, agli indagati potrebbero essere contestati anche altri reati finanziari.
 

Gli arresti

La Dia di Catania si sta occupando dell'esecuzione degli arresti dalle prime ore del 10 luglio, sulla base dei provvedimenti firmati dal Gip su richiesta della procura di Catania, diretta dal procuratore capo Carmelo Zuccaro. L'operazione è guidata dal dirigente della Polizia di Stato Renato Panvino, supportato dai centri operativi di Palermo, Reggio Calabria, Caltanissetta e dalla sezione operativa di Messina. Intanto il personale della Dia di Catania sta eseguendo ispezioni in banche in cui sono accesi conti correnti della casa di cura per anziani, per eseguire un sequestro preventivo per oltre 1,5 milioni di beni. Perquisizioni sono in corso anche in domicili e in sedi in cui gli indagati hanno eletto il loro domicilio alla ricerca di documenti utili all'inchiesta.

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