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Arrestati a Roma faccendiere Panama Papers e un imprenditore

Cronaca

Per le indagini, Apolloni avrebbe fatto da intermediario nella creazione di 200 “società schermo” a Panama. In manette anche Laganà, titolare della Rts società cooperativa. Sono accusati di truffa aggravata e indebita compensazione di debiti tributari e previdenziali

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Gian Luca Apolloni, professionista romano considerato dagli investigatori un faccendiere di primo piano nei “Panama Papers”, è stato arrestato dalla guardia di finanza di Roma. Secondo le indagini, l’uomo avrebbe fatto da intermediario nella creazione di oltre 200 “società schermo” a Panama, collegate ad altre imprese con sede a Samoa, Bahamas, Anguilla, Isole Vergini Britanniche e Cipro. Insieme al presunto faccendiere è stato arrestato anche l'imprenditore Roberto Laganà, titolare della “Rts società cooperativa”, e sono stati sequestrati complessivamente beni per 35 milioni. Le accuse ipotizzate per entrambi sono truffa aggravata e indebita compensazione di debiti tributari e previdenziali con crediti inesistenti.

Creazione di oltre 200 “società schermo”

Apolloni, che secondo le indagini era attivo sia in Italia sia all'estero, era già finito in carcere per reati tributari nel luglio del 2013: sulla base delle indagini della Dda di Bologna, era risultato in collegamento con Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito. Il 15 maggio di quest'anno, poi, è stato portato nel carcere di San Vittore per il coinvolgimento in una serie di reati fallimentari. Quest'ultima indagine che lo vede coinvolto, coordinata dalla Procura di Roma, è partita invece dalle rivelazioni dell’International Consortium of Investigative Journalists, che ha pubblicato online i dati dello studio legale panamense Mossack Fonseca. Da quei dati si è risaliti ad Apolloni, ritenuto appunto intermediario nella creazione di oltre 200 “società schermo”.

Le accuse

I finanzieri, inoltre, avrebbero accertato che la società Rts, per neutralizzare i propri debiti fiscali e previdenziali, avrebbe eseguito numerose compensazioni indebite (tramite presentazione di modelli di pagamento F24 relativi a crediti d’imposta inesistenti) per oltre 15 milioni, azzerando in maniera fraudolenta le posizioni debitorie. La società, su direttive di Apolloni, avrebbe inoltre simulato investimenti in aree disagiate del sud Italia, per vantare crediti d’imposta fittizi utilizzando il codice tributo legato ai programmi di defiscalizzazione.

Sequestri per 35 milioni

Apolloni, sempre secondo le accuse, avrebbe anche truffato diverse persone che si erano rivolte a lui, su suggerimento di funzionari di una banca lussemburghese, per gestire le operazioni di rientro di capitali detenuti all’estero tramite la procedura della voluntary disclosure. Spacciandosi per commercialista e professore di diritto tributario, si sarebbe fatto accreditare le somme necessarie per il pagamento - in realtà mai avvenuto - delle imposte dovute: il tutto per una truffa da circa 2 milioni. I sequestri, per un valore complessivo di 35 milioni, hanno riguardato immobili, terreni e conti correnti e sono scattati anche sulla base di indagini della procura di Milano riguardanti la Rts e altre imprese di cui Apolloni era consulente.