Il manager, che si è dimesso dalla presidenza di Acea dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sull’impianto della squadra capitolina, si è visto respingere l'istanza di scarcerazione. Per il giudice non sono mutate le esigenze cautelari
Luca Lanzalone (CHI È?) resta agli arresti domiciliari. Il manager, coinvolto nell'inchiesta della Procura di Roma sul nuovo stadio della Roma, lo scorso 14 giugno si è dimesso dalla presidenza dell’Acea. Il gip Maria Paola Tomaselli ha respinto l'istanza di scarcerazione presentata dall'avvocato Martellino. Nel motivare la decisione, il giudice afferma, sostanzialmente, che per Lanzalone non sono mutate le esigenze cautelari.
Le accuse a Lanzalone
Luca Lanzalone è tra gli arrestati nell'ambito dell'inchiesta della procura della Capitale sul progetto dello stadio della Roma. Il manager, secondo le carte dei magistrati romani, è una figura chiave nell’inchiesta, dato che ha curato la mediazione tra la giunta M5s di Virginia Raggi e la società Eurnova di Luca Parnasi per modificare, tra gennaio e febbraio 2017, il masterplan dell'impianto. Secondo l'accusa, Parnasi, che acquistò i terreni che avrebbero dovuto ospitare lo stadio della squadra di calcio capitolina, avrebbe foraggiato politici e pubblici ufficiali con un metodo corruttivo che gli inquirenti hanno definito come "asset di impresa". In particolare, per i magistrati romani, l’imprenditore avrebbe promesso a Lanzalone consulenze per il suo studio legale pari a circa 100mila euro e avrebbe garantito il suo aiuto nella ricerca di una casa e di uno studio a Roma. Dalle carte dell’inchiesta emerge che Lanzalone, definito da Parnasi "Mister Wolf" (come il personaggio del film Pulp Fiction) per la sua capacità di "risolvere i problemi", sarebbe stato un facilitatore ed aveva il compito di far combaciare gli interessi pubblici con quelli privati nell’operazione-stadio.