Mafia, oltre 20 arresti a Latina. Al vertice una donna

Cronaca
Gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito le misure di custodia cautelare dalle prime ore di martedì 12 giugno (Foto: Archivio Ansa)
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Traffico di droga, estorsione, riciclaggio e corruzione elettorale fra i reati contestati ai membri dell'organizzazione, tutti aggravati dalle modalità mafiose

Blitz della Polizia di Stato a Latina nelle prime ore di martedì 12 giugno: gli agenti hanno eseguito su ordine della Dda di Roma misure di custodia cautelare per oltre 20 persone. Sono sospettate di far parte di un'associazione criminale in grado di imporsi con l'intimidazione e la violenza tipiche delle organizzazioni mafiose. Traffico di droga, estorsione, riciclaggio e corruzione elettorale fra i reati ipotizzati. 

Una donna al vertice

I provvedimenti sono scattati nei confronti di presunti appartenenti a un clan rom operante nel quartiere Campo Boario di Latina e nell'operazione sono impegnati circa 250 poliziotti. L'organizzazione non avrebbe senza legami con Cosa nostra, 'Ndrangheta né Camorra. I suoi membri sono però ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali: tutti reati aggravati dalle modalità mafiose. Per la prima volta in territorio pontino viene riconosciuta l'esistenza di un'associazione mafiosa autoctona, non legata a gruppi criminali siciliani, calabresi o campani. Fra i destinatari dei provvedimenti ci sono sette donne, una delle quali è considerata dagli investigatori figura di vertice del clan.

Estorsioni con modalità mafiose

Secondo quando sarebbe emerso dalle indagini, gli autori delle estorsioni, effettuate con metodi particolarmente violenti, utilizzavano il nome dei Di Silvio per amplificare il potere di intimidazione e per ricordare che il denaro sottratto era impiegato nel sostentamento dei carcerati e delle loro famiglie. Oppure, fa sapere la stessa Polizia di Stato, spendevano quel nome per richiamare episodi violenti risalenti alla guerra del 2010, quando le famiglie rom si imposero sui altri gruppi criminali.

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