Strage Ustica, Cassazione: ministeri devono risarcire Itavia
CronacaI dicasteri di Difesa e Infrastrutture dovranno rimborsare la compagnia aerea fallita dopo il disastro aereo del 27 giugno 1980, quando il volo IH870 cadde in mare dopo essere stato abbattuto: la cifra potrebbe essere di 265 milioni
Il ministero della Difesa e quello delle Infrastrutture dovranno risarcire la compagnia aerea Itavia, fallita dopo l’abbattimento del suo aereo Dc9, caduto in mare il 27 giugno 1980 in quella che è nota come la strage di Ustica. La decisione della Cassazione ha confermato la responsabilità dei due dicasteri, già condannati nel 2014 a rimborsare i parenti di alcune delle 81 vittime del disastro.
Un risarcimento di 265 milioni
Secondo la Cassazione, il risarcimento è dovuto a causa della "omessa attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica" da parte dei ministeri e, tra qualche mese, verrà stabilito se la cifra di 265 milioni è adeguata. Il ricorso presentato dai due dicasteri è stato dichiarato inammissibile mentre è stata confermata la teoria dell’omesso controllo, stabilita dalla Corte di Appello di Roma con due distinti verdetti del 2012 e del 2013 nei quali i magistrati capitolini avevano dato il via libera alla richiesta risarcitoria portata avanti da Itavia in amministrazione straordinaria.
Itavia esclusa dalla “pax” del governo Letta
La compagnia aerea, costretta a chiudere i battenti dopo una campagna denigratoria, era stata fondata dall'imprenditore marchigiano Aldo Davanzali, morto nel 2005. A prendere il testimone nella battaglia contro lo Stato italiano, difeso anche in Cassazione dall'Avvocatura erariale, erano state le figlie Luisa e Tiziana. Infatti, nonostante il governo Letta avesse rinunciato a fare ricorso contro il diritto dei familiari delle vittime di Ustica ad essere risarciti, Itavia era stata esclusa da questa decisione.
La strage
Il 27 giugno 1980 un Dc9 dell'Itavia, il volo IH870, decolla alle 20.08, con due ore di ritardo, da Bologna alla volta di Palermo. L'ultimo contatto radio tra il velivolo e il controllore è delle 20.58, poi alle 21.04, chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo non risponde e risulta disperso. Dopo una notte di ricerche, alle prime luci dell’alba vengono individuati alcuni detriti ad alcune decine di miglia a nord di Ustica, nel mar Tirreno. Delle 81 vittime, vengono recuperati solo 38 corpi. Nell’aprile del 2015, dopo numerosi processi, depistaggi e teorie alternative, la Corte d’Appello di Palermo stabilisce che il volo fu abbattuto da un missile lanciato da un altro aereo che viaggiava sulla stessa rotta.