Fondatori primo circolo arcigay a Sky TG24: mai accettato compromessi

Cronaca

Nel 1981 a Palermo Massimo Milani e Gino Campanella diedero vita alla prima realtà a livello nazionale dell'associazione per i diritti Lgbti. Veri e propri pionieri, raccontano di aver portato avanti la loro battaglia "alla luce del sole" e con "i nostri principi"

"Non abbiamo mai accettato compromessi. La nostra battaglia l’abbiamo vinta così. Siamo qui con i nostri principi". Massimo Milani e Gino Campanella sono tra i fondatori del primo circolo arcigay d’Italia, nato a Palermo il 22 maggio 1981. Veri e propri pionieri: 25 anni fa si sono uniti con una "cerimonia ufficiale" grazie all’aiuto di un membro della giunta comunale. "Il matrimonio si è celebrato fuori perché all’epoca non c’era una legge. La gente pensa che siamo sposati ma in realtà non lo siamo ancora", spiega Milani. I due hanno aperto a Palermo, nel quartiere Ballarò, un laboratorio artigianale per la produzione di borse di cuoio. Che è diventato un punto di riferimento per l'intera comunità Lgbti a Palermo.

Pionieri per i diritti Lgbti

Se la battaglia di Milani e Campanella è stata vinta, è perché la loro conquista ha avuto inizio in un periodo in cui di diritti si parlava ancora pochissimo: "Nel 1981 eravamo persone dichiaratamente gay, 'visibili' e allora non c’era il coming out come oggi - spiega Milani -. Oggi molte persone riescono a uscire fuori e a dirlo alla famiglia. È una conquista molto grande". Una lotta per i diritti portata avanti "alla luce del sole": "Questo creò un impatto molto forte. Anche molti contrasti, ma abbiamo vinto la battaglia. Siamo conosciuti qui a Palermo come delle persone affidabili con cui ci si può confidare", continua Milani. È così che il laboratorio messo in piedi con il compagno Campanella è diventato un ritrovo, una "specie di centro sociale" per le persone Lgbti di Palermo.

Il "no" al pizzo

Una battaglia, quella di Milani e Campanella, vinta nonostante la difficoltà di trovarsi in una zona come quella di Ballarò. "È un quartiere difficile, con tanta criminalità - spiega Milani -. Molti pagano il pizzo e noi non l’abbiamo mai accettato". La coppia è diventata "credibile per tutto l’ambiente di Ballarò": "Dopo un primo momento di panico si sono rilassati e  hanno capito che eravamo persone con cui il quartiere può vivere in modo assolutamente pacifico".

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