Museo della pizza a New York? Pizzaioli napoletani: "Facciamolo qui"
CronacaL'annuncio della nuova apertura a ottobre nella Grande Mela ha suscitato la reazione di alcuni storici esercenti del capoluogo campano e alimentato la suggestione di averne uno in Italia
Il recente annuncio dell'apertura a New York di un museo dedicato alla pizza, prevista per il prossimo ottobre, ha suscitato la reazione orgogliosa di alcuni storici pizzaioli napoletani da Gino Sorbillo a Dario e Alessandro Condurro. Tra i pizzaioli stellati nostrani infatti starebbe prendendo piede la suggestione di sfidare i colleghi americani aprendo un museo anche a Napoli.
La reazione dei pizzaioli napoletani
Antonio Starita, maestro pizzaiolo che ha aperto due locali a New York e Atlanta dove esporta la stessa pizza che si può gustare nel quartiere di Materdei a Napoli, ha commentato piccato: "A New York possono fare al massimo il museo dell'hamburger". Lo chef, in risposta all'apertura del museo della pizza nella Grande Mela, insieme ai colleghi Gino Sorbillo, Enzo Coccia, Dario e Alessandro Condurro - tutti pizzaioli stellati - avrebbe deciso, quindi, di ingaggiare una sfida con gli americani proponendo un museo anche a Napoli. "Siamo arrabbiati - ha aggiunto Starita - avrebbero potuto almeno interpellarci. Cosa ne sanno della pizza? il mondo intero ha riconosciuto che l'arte della pizza napoletana è patrimonio dell'umanita".Tra i motivi che hanno alimentato la polemica ci sarebbe anche il costo troppo elevato del biglietto per visitare il museo newyorkese. "Con 35 dollari - spiega Condurro - da noi mangia una famiglia e lo fa in locali storici che sono già dei musei".
Un museo della pizza a Napoli
Per il momento resta solo una suggestione, ma i cinque pizzaioli sarebbero decisi a passare ai fatti realizzando un museo della pizza anche a Napoli. "Siamo pronti ad autofinanziarci - ha annunciato Coccia - anche se le istituzioni, Comune, Regione, sono lontanissime". Quello del pizzaiolo stellato è anche un appello a chiunque possa fornire aiuto per "impostare il progetto sotto il profilo culturale. Perché la pizza è arte ed è celebrate nella poesia, nella letteratura, nella musica da secoli, da quando è nata. Salvatore Di Giacomo la chiamava il sole nel piatto". Gino Sorbillo, dal canto suo, ha sottolineato anche un altro aspetto. "Dopo il riconoscimento Unesco - ha detto - è mancato un percorso che potesse consentirci di arrivare alla costituzione di un museo prima che ci pensassero altri. Oggi abbiamo un'imprenditoria locale che investe all'estero ed esporta la pizza. Alcuni di noi hanno locali a Londra e a New York. La pizza è economia e sviluppo ma è anche cultura".