Le mani dei boss sul patrimonio artistico dei Nebrodi, 3 arresti

Cronaca

La famiglia mafiosa di Mistretta, Messina, voleva imporre il 'pizzo' sul recupero delle sculture della Fiumara d'arte

La famiglia mafiosa di Mistretta (Messina) voleva imporre il 'pizzo' sul recupero delle sculture della 'Fiumara d'arte', parco culturale che ospita opere di molti artisti alle pendici dei monti Nebrodi. I carabinieri di Messina hanno arrestato tre persone ad altre 11 hanno notificato provvedimenti di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria emessi dal Gip di Messina su richiesta della Dda guidata dal procuratore Maurizio De Lucia.

Il pizzo sulle opere d’arte

Tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori sono le accuse contestate dal giudice al termine di un'indagine avviata nel 2015, dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Messina e coordinata dai sostituti procuratori Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio nei confronti del clan di Mistretta. A condurre il tentativo estortivo, secondo l'accusa, un consigliere comunale di Mistretta, tuttora in carica, in concorso con altri due soggetti, di cui uno già destinatario di un provvedimento di sequestro dei beni perché legato a Cosa nostra palermitana, in particolare al mandamento di San Mauro Castelverde.

Vittime due imprenditori edili, aggiudicatari dell'appalto da circa un milione di euro indetto dal Comune di Mistretta con fondi europei per la riqualificazione dei 12 siti ove sono installate le opere d'arte contemporanea del percorso culturale "Fiumara d'Arte".

Trasferimento fraudolento di valori

Nel corso dell'indagine, il 6 ottobre 2017, erano stati già arrestati due imprenditori edili per trasferimento fraudolento di valori. E' stata inoltre documentata l'intestazione fittizia, in favore di 11 complici, di due locali notturni, uno stabilimento balneare e un'attività di compravendita di auto usate, tutti sulla fascia tirrenica della provincia di Messina. Contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro  preventivo di queste stesse ditte commerciali, del loro compendio aziendale, dei conti correnti e depositi bancari, e di 5 auto nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro.

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