L’Accademia della Crusca accusa il Miur: "Abbandona l’italiano"
CronacaSecondo il "gruppo Incipit" dell'Accademia, specializzato nel contrasto al dilagare dell'anglicismo, in un documento ministeriale c’è un "sovrabbondante e non di rado inutile" ricorso all'inglese. Il ministro Fedeli respinge le accuse
L'Accademia della Crusca accusa il ministero dell'Istruzione di "abbandonare l'italiano", in favore di un "sovrabbondante e non di rado inutile" ricorso all'inglese. Critica che, però, il titolare del dicastero, la ministra Valeria Fedeli, rispedisce al mittente: la lingua di Shakespeare sarebbe "funzionalmente indispensabile" in certi ambiti, motivo per il quale il Miur la prevede nei propri programmi che, allo stesso tempo, promuovono e salvaguardano l’uso corretto dell’italiano. Motivo del contendere è il Sillabo programmatico, un documento pubblicato a marzo dal Ministero e dedicato alla promozione dell’imprenditorialità nelle scuole statali secondarie di secondo grado.
Maggior rispetto per la lingua italiana
Secondo i professori del gruppo "Incipit", attivo interno all'Accademia e specializzato nella 'lotta' al dilagare dell'anglicismo facile nell'uso della lingua, il documento è una prova sostanziale dell'"abbandono dell'italiano", da parte del Miur. Nell’analisi, infatti, i linguisti parlano di "meccanica applicazione di un insieme concettuale anglicizzante, a fronte di un italiano volutamente limitato nelle sue prerogative basilari di lingua intesa quale strumento di comunicazione e di conoscenza". Così, secondo i professori, pare che, ad esempio, "per imparare a essere imprenditori non occorra saper lavorare in gruppo, bensì conoscere le leggi del team building; non serva progettare, ma occorra conoscere il design thinking". Un utilizzo dell’inglese che si configura in una "sorta di contraffazione paradigmatica della cultura e del patrimonio italiano". "È così che si vogliono promuovere e valorizzare le eccellenze italiane, il Made in Italy?", si chiedono, con una punta di ironia, i professori.
Ministra Fedeli: "sbagliato porre in alternativa italiano e inglese"
A seguito 'dell’attacco' dell’Accademia della Crusca, la ministra uscente Valeria Fedeli ha dichiarato in una nota: "Vi si potrebbe rispondere con una battuta e replicare che la presenza di alcuni termini inglesi, all'interno di un documento di 11 pagine e composto da 3.124 parole, difficilmente potrebbe sorreggere un intero modello linguistico-concettuale". Secondo il numero uno del Miur, tra l’altro, "è sbagliato, porre in alternativa l'italiano e l'inglese, che ritengo debba diventare lingua obbligatoria fin dalla scuola dell'infanzia, insegnato da docenti madrelingua".
Inglese "funzionalmente indispensabile"
Quella sul Sillabo programmatico non è la prima polemica tra il Miur e l’Accademia della Crusca. L'istituzione che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia già in passato aveva accusato il ministero di voler "cancellare" l'italiano per via dell'impiego obbligatorio dell'inglese nel bando per i Progetti di Ricerca d'Interesse Nazionale (Prin). In quel caso la ministra Fedeli aveva espresso contrarietà nei confronti di un ragionamento "fondato su una contrapposizione artificiale e artificiosa tra lingue". "La redazione delle domande per il bando in lingua inglese appare funzionalmente indispensabile, considerato che le lingue si definiscono per quelli che sono i loro spettri d'impiego e che l'inglese è innegabilmente la lingua veicolare della comunicazione internazionale fra ricercatrici e ricercatori".
Significati intraducibili
Importanza che si manifesta per la ministra anche quando questo "prestito" necessario consente "una funzione designativa del tutto inequivoca, specie se si accompagna all'introduzione di nuove 'cose', nuovi 'concetti' e delle relative parole. Ciò vale per 'team building', 'budget' o 'crowdfunding' quando si scrive di imprenditorialità, così come vale oggi per i termini greci o latini 'crudi' utilizzati in studi di archeologia, papirologia o esegetica". Per questo, conclude la ministra, "si stenta a credere che qualcuno possa imputare al Miur la volontà di promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana. Soprattutto se quel qualcuno fa parte di un gruppo dal nome 'Incipit'. E non è una semplice battuta – spiega Fedeli - perché sono certa che per voi questo termine latino abbia precise connotazioni, evochi significati, che il termine italiano 'inizio' forse non rispecchia. E quindi sono certa che anche se avete scelto come nome 'Gruppo Incipit' continuerete a promuovere, come sta facendo il Miur, il valore della lingua italiana".