Tre sparatorie nel Bresciano: due morti. Killer si suicida

Cronaca
L'esterno dell'azienda di Flero, nel Bresciano, dove c'è stata la sparatoria (ansa)

Cosimo Balsamo, pregiudicato di 67 anni, è entrato nel capannone della Sga e avrebbe gridato: "Mi hai rovinato" prima di aprire il fuoco e uccidere un imprenditore. Poi è scappato e a Carpeneda di Vobarno ha ucciso un altro uomo. Ad Azzano Mella si è tolto la vita

Serie di sparatorie nel bresciano dove Cosimo Balsamo un pregiudicato di 67 anni ha aperto il fuoco per tre volte e in tre località diverse, prima di togliersi la vita, dopo una fuga durata ore. L'uomo ha sparato per la prima volta nel capannone di un’azienda di Flero, questa mattina. "Mi hai rovinato", ha gridato il killer prima di sparare e di uccidere un imprenditore 78enne, Elio Pellizzari. Nella sparatoria è rimasto ferito anche il proprietario del capannone sulla cui macchina l'assalitore ha iniziato la fuga. Poco dopo, il secondo omicidio: questa volta a Carpeneda di Vobarno, dove a morire è stato un altro imprenditore, James Nolli, imputato con Balsamo nel processo alla banda dei tir, che operava nei primi anni 2000. Verso le 15, in un parcheggio ad Azzano Mella, il killer si è suicidato con un colpo di pistola alla testa. 

La prima sparatoria

A Flero, secondo quanto ha riferito il nipote dell’uomo ferito, il killer aveva un obiettivo preciso: è entrato nel capannone e ha chiesto esplicitamente di parlare con Pellizzari. Una volta che l'ha avuta davanti, ha aperto il fuoco, probabilmente con un fucile gridando: "Mi hai rovinato".

Il killer e le vittime

L'omicida è un pregiudicato bresciano. Nel 2009 l’uomo era stato condannato per associazione a delinquere finalizzata al furto e riciclaggio perché faceva parte della banda dei tir che nei primi anni del 2000 aveva derubato aziende di trasporto di metalli in tutto il Nord Italia. Il 9 gennaio scorso aveva protestato salendo sulla tettoia del Tribunale di Brescia e minacciando di suicidarsi contro la confisca dei suoi beni. Le forze dell'ordine lo avevano convinto a desistere. Da una prima ricostruzione, sembra che l'imprenditore ucciso a Carpeneda di Vobarno fosse stato coimputato nel processo per la banda dei Tir per il quale il killer era stato condannato. Anche la persona rimasta ferita nel capannone di Flero, era stata coinvolta nel processo.

L’ossessione per la confisca dei beni

A quanto si apprende, una delle ultime vicende giudiziarie che aveva coinvolto l’omicida-suicida era quella della richiesta di revisione della sentenza di condanna a 7 anni e 4 mesi della Corte d'appello di Brescia per associazione a delinquere, furto e ricettazione, poi respinta dalla Corte d'appello di Venezia e dalla Cassazione. Nella richiesta, l’uomo lamentava che un suo coimputato, cioè l’imprenditore che ha poi ucciso a Carpeneda di Vobarno, era stato condannato per furto, mentre lui per ricettazione. L'uomo però aveva sempre sostenuto di aver personalmente rubato i mezzi con cui l'organizzazione depredava aziende che lavoravano metalli e altro. Il killer sosteneva quindi che la condanna per ricettazione fosse ingiusta perché per via di questa era arrivata la confisca dei suoi beni.

Proiettili nel cestino della bici di un giudice

Ma c'è anche un'altra vicenda giudiziaria in cui era coinvolto il killer del Bresciano. Risale al 2011, quando aveva patteggiato una pena per minacce davanti al gup di Venezia per aver messo nel cestino della bicicletta di un giudice di Brescia tre cartucce di fucile, otto proiettili di pistola e un biglietto con minacce. Il giudice, che all'epoca era in servizio all'Ufficio gip, aveva deciso sulla confisca di un suo immobile.

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