Animalisti: maiali maltrattati. Consorzio Prosciutto Parma nega accuse

Cronaca
Le immagini si riferiscono ad allevamenti intensivi in provincia di Brescia, Cremona e Mantova (archivio Getty)
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Un video diffuso da Eurogroup for animals e Lega antivivisezione documenterebbe le brutali condizioni di vita degli animali in sei allevamenti della Lombardia. La replica: "Solo una campagna denigratoria contro il prodotto"

Animali costretti a vivere ammassati e in condizioni igieniche e veterinarie al limite. Questa la denuncia del gruppo animalista Eurogroup for Animals, dopo i video girati in sei diversi allevamenti italiani in Lombardia, quattro dei quali fornirebbero le carni a prodotti Dop come il Prosciutto di Parma.

Le critiche degli animalisti

La denuncia dell'Efa - ripresa in Italia dalla Lega antivivisezione - si basa sulle immagini girate in allevamenti intensivi in provincia di Brescia, Cremona e Mantova. Si tratterebbe, secondo quanto denunciato dall'eurodeputato danese Jeppe Kofod (S&D), di "una ben documentata mancanza di applicazione della direttiva Ue sui suini". Il video postato dal gruppo animalista documenta anche la crudele routine del taglio della coda alla quale sarebbero sistematicamente sottoposti i maiali presenti in questi allevamenti. "È un esempio lampante dell'inerzia nazionale e dei regolatori dell'Ue. Quando forti interessi economici si scontrano con il benessere degli animali non ci sono scuse per aspettare più a lungo, questo tipo di pratiche devono cessare al più presto", ha attaccato ancora Kofod che è presidente del gruppo di lavoro sui maiali dell'Intergruppo benessere animale dell'Europarlamento.

La posizione della Lav

Alla diffusione dei video è arrivata anche la reazione della Lega Antivivisezione. Infestazioni di topi – si legge in una nota della Lav - box sporchi e strutture fatiscenti, sovraffollamento di suini, cannibalismo, pratiche illegali come le mutilazioni, arricchimenti ambientali insufficienti: è l'orrore documentato da una sconvolgente investigazione in sei allevamenti dislocati nelle province di Brescia, Mantova e Cremona, e alcuni dei quali sarebbero destinati alla produzione di Prosciutto di Parma e di prosciutti di altre DOP". Nel suo commento il gruppo animalista invita a riflettere su come sia possibile tollerare, non solo per gli animali ma anche per i consumatori, queste condizioni di allevamento, e chiede al Ministro della Salute e ai Responsabili dei servizi veterinari delle Regioni, di far sapere se si tratta di un caso isolato.

La replica del Consorzio

Non si è fatta attendere la replica del Consorzio del Prosciutto di Parma che ha smentito categoricamente l'esistenza di un caso reale sui metodi di allevamento. "Da alcuni anni – riporta una nota dell'ente - è in atto una campagna denigratoria e diffamatoria contro il Prosciutto di Parma posta in essere da alcune associazioni animaliste che sistematicamente e a intervalli regolari diffondono immagini scioccanti invitando il consumatore a non acquistare più il nostro prodotto". Secondo il gruppo di produttori "lo scopo reale di tale campagna non sembra essere quello di tutelare gli animali, bensì attaccare il buon nome del Prosciutto di Parma". Nella sua replica il Consorzio ha inoltre ribadito che "nessuno dei suoi 145 produttori associati – si legge nel documento - è mai stato denunciato o condannato per maltrattamento di animali e invitiamo caldamente gli autori delle riprese a rendere noti i nomi e a denunciare immediatamente gli allevamenti coinvolti nella loro indagine in modo da permettere alle Autorità competenti di procedere con i dovuti accertamenti". Infine una presa di posizione sui metodi di allevamento: "il Consorzio - conclude la nota - condannerà sempre ogni violazione delle più elementari norme sul benessere animale che rappresentano un atto delinquenziale e intollerabile in una società civile".

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