Raccontare le donne italiane, con le loro difficoltà e le loro proposte. Parte dal mondo del lavoro il nostro viaggio verso la giornata internazionale della donna, attraverso le storie di chi ci segue
Le domande sul lavoro: "Vuoi avere figli?"
Un tema, in particolare, è emerso, ed è quello del lavoro. "Sei sposata”, “Hai figli?", "Hai intenzione di averli?” sono domande che troppe donne, troppo spesso, continuano a sentirsi fare durante i colloqui di lavoro. "A ogni colloquio di lavoro mi è stato chiesto se avevo intenzione imminente di sposarmi e/o avere figli" ci ha scritto Rosanna su Facebook. L'anno scorso - continua - dopo aver concordato anche luogo e ora dell' inizio del mio impiego, il datore di lavoro non si è più reso reperibile per giorni. Alla fine mi ha detto che non ero ciò che cercava perché avevo una figlia, avrebbe preferito avere una ragazza libera da 'vincoli'". E il suo racconto non è diverso da quello ti tante altre donne, come Emma, che racconta: "Donna, 40 anni, sposata da quasi 2 anni senza figli...la domanda al secondo colloquio: 'Ma,se poi mi rimani incinta?'".
Il gap nelle restribuzioni rispetto agli uomini
Altro tasto dolente la retribuzione, non sempre all’altezza delle competenze richieste. "Ad un colloquio - ci scrive Sara - mi hanno fatto un'offerta da fame per un lavoro da super professionista, sottolineando il fatto che le donne si sposano, fanno figli e scroccano lo stipendio senza andare a lavorare". E ancora i sostegni che mancano per poter conciliare lavoro e famiglia.
Orari flessibili e asili nido gratuiti tra le proposte
Orari flessibili, possibilità di part-time, stipendi pari a quelli dei colleghi uomini, asili nido gratuiti, i temi più presenti nei suggerimenti arrivati dalle donne che ci seguono. Come Francesca, secondo cui, "le aziende potrebbero fornire un servizio babysitter low cost per permettere alla mamma di lavorare". Alcuni spunti si ispirano anche ad altri paesi. "In Norvegia - ci racconta una telespettatrice con un messaggio vocale su WhatsApp - le studentesse universitarie, non sposate, che rimangono incinte, ricevono un sussidio dallo Stato per completare gli studi e allo stesso tempo diventare mamme". Perché "una ragazza laureata, che ha un figlio presto, non peserà sul welfare dopo, quando sarà inserita nel mondo del lavoro, e allo stesso tempo i bambini sono considerati una risorsa per lo Stato".
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