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Blitz razzista Macerata, Pm: Traini voleva uccidere killer Pamela

Cronaca

Il 28enne sarà sentito martedì 6 febbraio per l'udienza di convalida dell'arresto. Secondo la procura voleva vendicare l'omicidio della ragazza in tribunale. L'avvocato: "Non mi risulta". Probabile richiesta di perizia psichiatrica

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Luca Traini, autore del raid razzista a Macerata, voleva uccidere in tribunale il cittadino nigeriano arrestato per la morte di Pamela Mastropietro. E' quanto reso noto dal procuratore di Macerata, Giovanni Giorgi, che conferma che l'accusa nei confronti di Traini è "tentata strage con aggravante dell'odio razziale". Immediata la replica dei legale del 28enne che ha aperto il fuoco sugli immigrati: questa ricostruzione non mi risulta. Intanto, si infiamma il dibattito politico e l'omicidio di Pamela Mstropietro e il conseguente raid entrano nella campagna elettorale.

Attesa per interrogatorio di garanzia

L'interrogatorio di garanzia Luca Traini è atteso per martedì 6 febbraio. Il legale del giovane sarebbe intenzionato a chiedere la perizia psichiatrica. Il ragazzo è ora in isolamento nel carcere di Montacuto, ad Ancona, lo stesso dove è detenuto il 29enne cittadino nigeriano arrestato per la morte della 18enne Pamela Mastropietro,

Avrebbe voluto farsi giustizia da solo

Il procuratore di Macerata, anche ai microfoni di Sky TG24 ha spiegato che dalle dichiarazioni spontanee di Traini è emerso che voleva uccidere in un'aula giudiziaria l'uomo in carcere per l'omicidio della 18enne, ma all'ultimo ha optato per sparare contro ogni persona di colore che incontrava lungo la strada.

Traini ancora non si rende conto

Diversa la ricostruzione del difensore: "Non so da dove sia uscita questa presunta notizia, ma in mia presenza Luca Traini non ha mai riferito agli inquirenti che volesse andare in tribunale per uccidere il nigeriano accusato dell'omicidio di Pamela Mastropietro", ha affermato il penalista, e ha sostenuto che Traini "non voleva neppure sparare contro la donna che è stata colpita da un proiettile davanti alla stazione ferroviaria". Il legale ha parlato questa mattina con il suo assistito nel carcere di Montacuto, ad Ancona. "Ha detto di aver fatto uno sbaglio. Per il resto, il ragazzo ancora non si rende bene conto degli effetti provocati dalle sue azioni, anche sul piano mediatico", ha riferito l'avvocato. (CHI È LUCA TRAINI).

Procura: "Undici i migranti coinvolti"

Secondo la Procura, i migranti presi di mira da Traini sabato mattina sono 11: al ragazzo viene contestato non solo il ferimento delle sei persone che sono state ricoverate, ma anche, di aver sparato verso altri tre stranieri che non sono stati colpiti e verso due persone che, dopo aver richiesto l'intervento dei sanitari, non si sono fatte trovare, forse perché non avevano i documenti in regola. Le persone rimaste ferite nella sparatoria sono tutte di origine straniera tra i 20 e i 33 anni. Si tratta di cinque uomini e una donna, il più grande nato nel 1985, il più giovane nel 1997. 

“Noi immigrati soffriamo due volte”

“Noi come immigrati soffriamo due volte, combattiamo con l’idea che l’italiano ci giudichi male e con la delinquenza”. Commenta così l’accaduto un testimone di origine straniera che si trovava a piazza Mazzini: “Abbiamo sentito degli spari. Pensavo a qualche regolamento di conti”. “C’era il mercato qui a Macerata perché era sabato mattina - racconta un altro - Ho visto una macchina che correva e c’erano delle persone che dicevano ‘Andate via, scappate scappate’”.

La sparatoria

Luca Traini, dopo l’arresto, ha raccontato ai carabinieri che sabato mattina era in auto “quando ho sentito per l'ennesima volta alla radio la storia di Pamela. Sono tornato indietro, ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola”. A quel punto il 28enne è partito da Villa Potenza ed è arrivato a Macerata intorno alle 11, dove ha iniziato a sparare in via Velini. La sua corsa è poi proseguita vicino alla stazione ferroviaria, in corso Cairoli e in via Spalato, fino a Casette Verdini, vicino a dove sono stati trovati i due trolley contenenti il cadavere fatto a pezzi di Pamela Mastropietro. Infine è arrivato a Piediripa, ritornando poi in città per fermarsi davanti al Monumento ai Caduti in piazza della Vittoria, dove è stato arrestato mentre indossava un tricolore e faceva il saluto romano. I carabinieri, nella casa in cui abitava, hanno trovato il Mein Kampf di Adolf Hitler sul comodino.

La madre: “Per me è sempre stato un bravissimo figlio”

"Voglio andare in carcere, voglio andare a trovarlo e guardarlo negli occhi, perché quello che ho da dirgli glielo dirò direttamente - ha detto la madre Lucia Sciciani al giornale on line Cronache maceratesi -. Per me è sempre stato un bravissimo figlio”. "Quando viveva qui - ha dichiarato invece una zia - era uno normale, mai dato segni di squilibrio. Chissà cosa gli è successo nella testa, siamo tutti scioccati".