Nel 2016 l'Italia ha perso 4.800 operatori sanitari

Cronaca
Nel 2016 la Sanità italiana ha perso 4800 operatori rispetto all'anno precedente (archivio LaPresse)

Lo svela l'ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato sul personale della Pubblica Amministrazione. Gli infermieri una delle categorie più colpite con 1.723 unità in meno dell'anno precedente e 4.500 tagli rispetto al 2014

In Italia ci sono sempre meno operatori sanitari e quelli in servizio sono sempre più "maturi". È questo il preoccupante quadro che emerge dal Conto economico del personale della Pubblica Amministrazione 2016, pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato.

Nel 2016 persi 4.800 operatori

Secondo quanto si apprende dal rapporto, il fattore rilevante che ha portato alla diminuzione di personale negli ospedali italiani "è rappresentato – si legge - dalla sottoposizione o meno delle Regioni alla disciplina del piano di rientro della spesa sanitaria". Solo nel 2016 il calo è stato di quasi 5 mila unità, pari a un -4,9% dal 2007. In dettaglio la riduzione del 2016, pari a 4.808 unità, rispetto al 2015 è la seconda più elevata in termini assoluti tra tutti i comparti. Nel confronto con il 2009, anno con il massimo numero di occupati nella sanità pubblica, a fine 2016 risultavano impiegate 45.053 unità in meno. A risentire di più della diminuzione il personale non dirigente, con 4.131 operatori in meno, soprattuto infermieri (-1.723). Per i medici il bilancio 2016 indica un meno 294 camici bianchi, con un netto aumento però dei "camici rosa": +937. Dunque a diminuire sono stati soprattutto i medici maschi (-1.231).

Crescono i manager

Del tutto opposto al trend negativo, è il capitolo dei manager che, rispetto al 2015, sono 53 in più. In particolare nel 2016 si è registrato un aumento negli ospedali di 15 direttori generali, 6 direttori sanitari, 10 direttori amministrativi e 22 direttori sociosanitari. Un dato rilevante è quello sull'età media del personale Ssn che, nel 2016, ha registrato un aumento che si è rivelato essere in linea con quello di tutti gli altri dipendenti pubblici. Dai 43,5 anni nel 2001 si è saliti a 50,6 anni nel 2016. Il "forte invecchiamento nel pubblico impiego – si legge nel documento - potrebbe rendere progressivamente più difficoltoso l'affiancamento, e quindi la trasmissione della conoscenza dei complessi processi lavorativi propri dell'impiego pubblico" tra personale esperto e neoassunti.

Il caso degli infermieri

Una delle categorie più colpite nel 2016 è stata quella degli infermieri che ha perso 1.723 unità rispetto al 2015. Un anno, quest'ultimo, in cui si era già registrato un calo di 2.788 lavoratori rispetto al 2014: portando a una perdita di 4.500 professionisti specializzati in meno di due anni. "Un'emorragia di personale di cui gran parte della colpa è delle misure di contenimento della spesa soprattutto dove ci sono i piani rientro", l'ha definita la Federazione nazionale Collegi Ipasvi, che riunisce infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d'infanzia. L'Ipasvi ha inoltre denunciato che tra il 2015 e il 2016 gli infermieri italiani hanno perso altri 50 euro l'anno di retribuzione, soprattutto per il forte calo delle indennità fisse e accessorie. Inoltre, conclude il sindacato, è aumentato anche il numero dei precari con 1.951 nuovi assunti con un contratto a tempo determinato, 513 con lavoro interinale e per la prima volta uno in formazione lavoro. L'età media passa dai 47,47 anni medi del 2015 ai 48,02 del 2016.

Infermieri in sciopero il 26 febbraio

Proprio gli impiegati del settore infermieristico saranno protagonisti di uno sciopero di 24 ore indetto a partire dalle 7 del prossimo 26 febbrario. La protesta, proclamata dai sindacati di categoria Nursing-up e NurSind, intende richiamare l'attenzione sul mancato rinnovo del contratto del comparto sanità. Tra le richieste ci sono anche lo sblocco del turnover e risorse per l'aggiornamento professionale, il riconoscimento del diritto allo svolgimento dell'attività libero professionale, la detassazione dello stipendio e una revisione delle indennità.

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