Inaugurazione anno giudiziario, timori per terrorismo e baby gang
CronacaReati in calo, ma i togati registrano un "senso di insicurezza nella popolazione". Tra le situazioni più preoccupanti, le nuove organizzazioni criminali operanti nel Lazio che sfruttano anche "la debolezza della struttura politica"
Il 27 gennaio, in tutta Italia, è stata celebrata l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018, un’occasione che ha dato la possibilità alle diverse Corti di tirare le somme dell’anno appena passato. L’analisi dei procedimenti giudiziari ha restituito una fotografia variegata del Paese che, in base ai territori, deve far fronte e problematiche diverse. Tra i problemi comuni, però, è emersa la minaccia del terrorismo, delle infiltrazioni della criminalità organizzata e del fenomeno delle baby gang, sebbene i reati complessivamente siano in calo. "Anche nel nostro distretto, come nel resto del Paese – ha spiegato nel suo intervento il procuratore generale presso la Corte d'Appello di Trieste, Dario Grohmann - si è verificato un generalizzato calo dei reati che, con riferimento al numero dei nuovi reati iscritti, ha fatto registrare una diminuzione media del 12% e quindi ben oltre il 9% della media nazionale". Nonostante questa diminuzione, però, secondo il pg permane "un ingiustificato senso di insicurezza nella popolazione". Percezione molto diffusa in tutto il Paese, secondo i togati.
Terrorismo
La relazione del procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, si è concentrata sulla minaccia terroristica jihadista che, secondo il pg, "rimane assai elevata nel nostro Paese". Nello specifico, per Alfonso, "la sollecitazione a colpire l'Italia è stata avanzata dai vertici dello Stato islamico in vari proclami ma è confermata dalle inchieste". A tal proposito il procuratore generale di Milano, nel suo dossier, ha ricordato la vicenda di Anis Amri, l'attentatore di Berlino, che si è radicalizzato nelle carceri italiane. Nella relazione, Alfonso ha fatto riferimento anche alla considerevole riduzione dei reati fiscali registrati nel istretto. Nello specifico ha evidenziato che "l'applicazione dei nuovi decreti legislativi in materia fiscale segnala una diminuzione di circa l'87% delle notizie di reato in tema di reati fiscali. In particolare, si è passati dalle 2.808 del 2015 alle 346 del 2016. Anche il 2015 aveva già visto una diminuzione del 18%".
Lazio, la minaccia "mortale" dei clan
Nel corso del suo intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario, il procuratore generale della Corte d'Appello di Roma, Giovanni Salvi, si è invece soffermato sull’attività dei clan sul territorio: "La minaccia nel Lazio è legata alla tenuta della legalità dinnanzi al diffondersi di forme diverse di criminalità organizzata, che possono risultare mortali". Secondo Salvi, infatti, alla pervasività di organizzazioni camorristiche nel sud della Regione, e alla persistenza delle infiltrazioni di Cosa Nostra, "si accompagnano nuove organizzazioni, su base etnica o che sfruttano la particolarità della struttura sociale, economica e politica della capitale e la debolezza della struttura politica". Questi ultimi clan, per Salvi, "operano con modalità differenziate a seconda delle aree di interesse e dei settori economici coinvolti".
Baby gang
Anche Giuseppe De Carolis, presidente della Corte di Appello di Napoli, durante il suo intervento ha fatto notare che, nonostante la riduzione dei delitti più gravi, come quelli predatori, "restano alto l'allarme sociale e la percezione di insicurezza dei cittadini". Per quanto riguarda la camorra, De Carolis ha spiegato come nelle fila delle organizzazioni "militano sempre più giovani, attratti dal miraggio di facili guadagni". Tra gli adolescenti, secondo il presidente della Corte di Appello di Napoli, desta preoccupazione anche il fenomeno delle baby gang che non rappresenta una novità ma che "ha assunto negli ultimi tempi connotazioni di particolare gravità, quasi una sorta di evoluzione criminale del bullismo". Nell’ultimo anno, ha spiegato De Carolis, i dati attestano una diminuzione dei reati commessi dai minori, ma si è registrato "un aumento della gravità e della pericolosità sociale degli episodi criminosi" che hanno colpito "apparentemente a caso in tutte le zone della città". Ragione per la quale il fenomeno non deve essere sottovalutato e deve richiamare l'attenzione delle istituzioni.
Boom di furti in casa a Genova
Tra i dati più eclatanti emersi tra le varie inaugurazioni spiccano quelli resi noti dal presidente della Corte d'appello di Genova, Maria Teresa Bonavia, che nel corso del suo intervento ha rivelato che il numero di furti in casa nel suo distretto è raddoppiato rispetto all’anno precedente. Nel 2017, infatti, sono stati 6.405 a fronte dei 3.209 dell'anno precedente. Furti che rappresentano un problema anche a Palermo, dove il numero dei reati denunciati nel distretto, rispetto ai dati del 2016, è in crescita del 15%. "I dati continuano a richiamare l'attenzione - ha spiegato il presidente della Corte d'Appello, Matteo Frasca - su un fenomeno diventato ormai di grande allarme sociale. Ben 28.295 sono state le denunce nel periodo".