Mafia, affari all'ombra di Messina Denaro: confische per 25 milioni

Cronaca
Un identikit di Matteo Messina Denaro elaborato a partire da una sua immagine reale (archivio Fotogramma)

La Direzione investigativa antimafia ha posto sotto sequestro appartamenti, aziende e conti bancari di un imprenditore trapanese. Tra le attività coinvolte anche un oleificio legato al boss

La Direzione investigativa antimafia di Trapani ha confiscato beni per 25 milioni di euro a un imprenditore 57enne di Campobello di Mazara (in provincia di Trapani) e ai suoi famigliari. Tra le imprese coinvolte nel giro d'affari c'è anche l'oleificio "Fontane d'oro sas": la struttura, oggi in amministrazione giudiziaria, è intestata al Francesco Luppino (detenuto), ritenuto un prestanome nonché elemento di spicco della locale cosca mafiosa e tra gli uomini più fedeli del boss Matteo Messina Denaro.

Le indagini

Le indagini hanno evidenziato operazioni illegali nella commercializzazione di auto - nuove e usate - e nell'appropriazione di rilevanti quantità di merci e di danaro contante. L'imprenditore assumeva in nero numerosi lavoratori e costringeva quelli in regola ad accettare salari "reali" notevolmente più bassi rispetto a quelli risultanti dalle buste paga. Il capitale accumulato, del tutto invisibile al Fisco e quindi non soggetto ad alcuna imposizione, veniva utilizzato anche per praticare l'usura.

L'impero confiscato

Le confische comprendono 35 unità immobiliari, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, 35 appezzamenti di terreno, 5 complessi aziendali, quote di partecipazioni in varie società di capitali, numerosi conti bancari e polizze assicurative. Il patrimonio era stato sottoposto a sequestro nel novembre 2015. La proposta di bloccare i beni, avanzata dal direttore della Dia d'intesa con il procuratore della Repubblica di Palermo, era fondata principalmente sulla pericolosità sociale dell'uomo.

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